venerdì 1 aprile 2022

Bandiere e vessilli che raccontano la storia


Immagine geopolitica dell'ex URSS


Quando, nel 1991, l'URSS smise ufficialmente di esistere, i Paesi nati dalle sue ceneri adottarono simboli d'identità nazionale che si rifacevano a un'epoca anteriore ai tempi bui del regime.

Immagine geopolitica dell'Ucraina
 
È il caso dell'Ucraina, il cui parlamento scelse di rappresentare il Paese con i colori giallo e blu, simboli della lotta ucraina contro l'impero Austro-Ungarico e contro l'impero russo del XIX e XX secolo.
Dal canto suo, la duma statale russa richiamò i tre colori adottati in maniera non ufficiale all'epoca dello zar Pietro il Grande: il bianco, l'azzurro e il rosso. Trent'anni dopo, la scelta dei colori può aiutarci a comprendere il particolare momento che i due Paesi stanno vivendo.

Stemma Federazione Russa
Secondo la leggenda, la bandiera russa fu disegnata dallo zar Pietro il Grande dopo una visita nei Paesi Bassi allo scopo di modernizzare la flotta russa: il sovrano voleva dotare le sue navi di un emblema e aveva trovato ispirazione nel vessillo olandese. Ci sono però altre ipotesi al riguardo: potrebbe essere ispirata allo scudo del Granducato di Mosca – uno dei maggiori principati russi del Medioevo –, o si tratterebbe dei colori indossati dalla Vergine Maria, protettrice del Paese. Ecco dunque che la nuova bandiera russa rappresentava la grandezza zarista, il potere militare e la fede cristiana del popolo russo. Tre elementi che ancora oggi sono capisaldi del governo di Vladimir Putin, leader del Paese dal 2000.

Immagine (bandiera) ispirata ai cieli azzurri ed alle immense distese di grano dell'Ucraina

Secondo la tradizione, invece, i colori della bandiera ucraina rifletterebbero i colori del cielo sui campi di grano dorato. D'altra parte gli stessi colori erano stati adottati nel 1848 dai rivoluzionari di Galizia, la regione occidentale del Paese alla frontiera con la Polonia, che lottavano per la creazione di una nazione ucraina sotto il dominio dell'impero Austro-Ungarico. Di nuovo, l'attuale vessillo si richiama a un passato in cui il popolo rivendicava un'identità nazionale indipendente dal giogo straniero – sia austriaco, sia russo.

Gli emblemi di Russia e Ucraina

Tuttavia bisogna ritornare a secoli addietro per comprendere appieno fino a che punto s'intreccino passato e futuro dei due Paesi. Oltre mille anni fa la realtà dominante nel territorio era la Rus' di Kiev, una federazione di tribù di slavi orientali che tra il IX e il XIII secolo si estese tra il mar Baltico e il mar Nero. Questo primo grande stato slavo della storia fu governato da Kiev dalla famiglia Rurik, che adottò un tridente – forse simbolo della Santissima Trinità o un falco stilizzato – come simbolo dinastico. Lo stemma fu recuperato nel XX secolo dall'effimera Repubblica Nazionale d'Ucraina (1918 e il 1920) e ispirò l'attuale emblema dell'Ucraina. Approvato nel 1992 dalla Verkhovna Rada – il Consiglio Supremo –, lo stemma riprende i colori della bandiera: un tridente d'oro su uno scudo blu. Per l'ex capo di stato ucraino Volodímir Borísovich, «il tridente per gli ucraini è un simbolo di libertà e indipendenza dello stato».

Nel caso della Russia, il suo stemma attuale rappresenta un'aquila bicefala d'oro su uno sfondo rosso. L'animale tiene tra gli artigli uno scettro e un globo; sopra le sue teste ci sono tre corone e sul petto c'è un altro scudo in cui San Giorgio uccide un drago. La sua origine risale agli emblemi usati dai governanti dei principati emersi nella regione dopo la disintegrazione della Rus' di Kiev nel XIII secolo e ripercorre la storia del Paese dalle sue origini fino all'epoca d'oro degli zar: oggi le corone imperiali rappresentano l'unità e la sovranità della Russia, mentre il globo e lo scettro sono simboli tradizionali del potere statale e dell'autorità. Dal canto suo, il cavaliere che uccide il drago è considerato una delle più antiche rappresentazioni della lotta tra il bene e il male e della difesa della patria.

Solo simboli? Forse. O forse auspici – da entrambe le parti – di una storia che ripete sé stessa.



Nemo



Bibliografia:
Storica - Annalisa Palumbo

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