sabato 25 dicembre 2021

Torna il Presepe Vivente a Castelnuovo Nigra

 

Forse non tutti sanno che Castelnuovo Nigra è il Paese dei Presepi, quelli di ceramica e di terracotta, ... e da ieri anche - e nuovamente - di quelli viventi. Non una novità ma piuttosto un interessante ritorno ad una tradizione secolare che in "Sale Castronovi", antico nome di Sale Castelnuovo prima e Castelnuovo Nigra poi, affonda radici profonde.

Un po' di doverosa storia: l'illustrissimo concittadino Costantino Nigra, nel suo libro "Il Natale in Canavese" del 1894 cita testualmente:
 
omissis ... "La popolazione di Villa-Castelnuovo è di circa 1000 abitanti, quella di Cintano di 900, quella di Sale di oltre 2000 quasi tutti contadini e pastori. In alto allevano bestiame e fanno butirro; in basso coltivano cereali e vigne: nel terreno intermedio patate, castagne, noci, segale; e poi fieno, formentone e frutteti un po' per tutto. La popolazione è robusta e non manca d'intelligenza, ma è povera e poco colta" ... e poi ancora "L'indole degli abitanti è buona in generale, i costumi discreti, e c'è ancora un po' di sentimento religioso. Ma vi è soverchia tendenza alle liti, e quindi alla discussione, nel trattamento degli affari privati e pubblici, difetto purtroppo comune a molto tratto del Canavese.
 
L'antica tradizione delle rappresentazioni popolari non è un fenomeno speciale a questi luoghi e a queste popolazioni. Ciò che sarà qui detto su tale argomento è quindi in gran parte applicabile a popolazioni di altre parti del Piemonte e d'Italia, o anche di paesi stranieri. Il carattere di tali rappresentazioni in questi nostri villaggi è sempre religioso. Anzi alcune di esse hanno per solito teatro la chiesa parrocchiale. Quelle che furono recitate nei comuni della valle durante il presente secolo sono: il Natale, la Passione, il Giudizio universale, i Re Magi. Esistono manoscritti popolari di altre rappresentazioni; la Risurrezione di Gesù Cristo, Giuseppe ebreo, l'Amor divino o il trionfo della penitenza, la Natività, secondo la versione del Gelindo; ma non mi consta che siano stato recitate nei comuni predetti.
 
Il Natale è un'egloga destinata alla rappresentazione, redatta in versi per lo più settenarii ed endecasillabi, con qualche rima. Ha per argomento la gita dei pastori a Betlemme, la loro adorazione al presepio e le loro offerte a Gesù bambino. Nella sua struttura originaria, i personaggi della rappresentazione sono soltanto dodici, cioè undici pastori e un angelo, I pastori vanno di notte a Betlemme, guidati da uno di loro, Melibeo, il quale annunzia ad essi la nascita del Messia. Sono incontrati da un angelo che li conduce alla capanna dove è nato Gesù. Dopo un dialogo fra l'angelo e i pastori, questi presentano le loro offerte, e quindi se ne ritornano per annunziare il grande evento. Ecco i nomi di ciascuno di essi, accompagnali dall'indicazione della propria offerta: Montano porta un agnello, Alceste due colombe, Silvio il butirro, Menalca l'uva, Evandro il latte, Volpino il miele, Tigrane due tortore, Tltlro i pomi, Melibeo le fascie e i panni, Polibeo le uova, Mirteo due polli" ... omissis
 
Erano più di 20 anni che a Castelnuovo Nigra non veniva più rappresentato un Presepe vivente.
E così, partendo dal presepe Francescano (Greggio) del 1295 e passando dalle rappresentazioni del Teatro Religioso del '400 e del '500 e dal cambio di nome da Valle Castelnuovo a Valle Sacra (1921)  - proprio in virtù della devozione locale verso queste celebrazioni - siamo arrivati al 24 dicembre del 2021, data in cui Castelnuovo Nigra riscopre la sua natura di Paese dei Presepi e delle rappresentazioni religiose e mette in scena con il patrocinio del Comune e tramite i cittadini e le sue associazioni (Proloco, Amici della montagna, Gruppo Alpini di Castelnuovo Nigra, Centro Studi Valle Sacra, Canapisium e Orient Vespa Club) un bellissimo e suggestivo Presepe Vivente.
Animato da numerosi quadri, con ambientazioni che vanno dagli alberghi e le osterie - 'L Caval Gris, l'Oste del Moro, I tre Merli, La Locanda del Cervo Bianco - e a seguire 'l "Maisdabòsch" (Meistr da bosc), le "Lavandere", le "Filoire", la "Burera", le "Panatere", il "Frè", il "Mulitta", il posto di "Censimento", le "Marcandine", il "Negozio delle stoffe", i due "Quadri di famiglia", i "Pastori" si è concluso con la Processione della Madonna, San Giuseppe e l'asinello verso la chiesa e la Messa Solenne, celebrata da Don Gianni Malberti e cantata e suonata dalla Cantoria Parrocchiale.
 


p.s. Gli 11 pastori stanno tutti bene, ma l'angelo è volato via. Vi daremo sue notizie non appena atterrerà per ricaricare le piume di pavone ....
 
Nemo

martedì 21 dicembre 2021

QUO TENDIMUS?


Quo Tendimus, di Frederic Choisel (2019)
 
Quo Tendimus (Dove stiamo andando) è un paesaggio luminoso con figure che si radunano in cima ad un cielo brillantemente astratto. La scena drammatica del tramonto avvincente e altamente contemporanea è senza tempo, moderna e unica. I colori vanno dal caldo dorato al blu freddo con le curiose sagome delle persone. Materiali belli, ricchi e di altissima qualità utilizzati ovunque, compresa la biancheria belga. Lavorando in uno stile che descrive come "impressionista astratto", il disegnatore e pittore francese Frederic Choisel mira a catturare la "nuova esattezza" dei suoi soggetti in un'immagine che suggerisce un certo tempo e luogo anche in assenza di figurazione.
"Per tuas semitas duc nos quo tendimus".
L'assenso silenzioso alla nostra storia reale ci conduce dove davvero vogliamo andare.
Per Gesù, con l'obbedienza al Padre, questo avrebbe portato alla Resurrezione.
Per noi, se stessa obbedienza per mezzo di Lui, stessa destinazione.
C'è un però ... noi abbiamo trasformato l'Obbedienza in Indifferenza e cambiato la destinazione da Resurrezione a Fine.

E' il risultato dell'evoluzione dell'intelligenza umana separata con un potente colpo di scure dalla saggezza che ne dovrebbe indicare il cammino.
E' la nuda e raccapricciante verità che si mostra in tutta la sua algida crudezza per ricordarci la nostra fragilità.
Stanno vincendo loro, quelli che - ignoranti ed incapaci di prima classe - fanno di tutto per circondarsi di ignoranti ed incapaci ancora peggio di loro stessi, così da poterli governare agevolmente e senza sfigurare troppo.

Basta allettare la gente con qualche specchietto ed una manciata di palline colorate (... questo mi ricorda il metodo usato dagli Spagnoli per conquistare e poi sterminare gli Indios..) ed ecco che subito la stupidità prende il sopravvento, travestita da "voglia di vivere" inpavida ed impettita di fronte al subdolo nemico contro il quale non ha speranza di vittoria.
A questo punto, la sopravvivenza è del tutto casuale.

Chi non è dotato del senso del dovere e del sacrificio non può neanche immaginare che cosa significhi combattere per una (giusta) causa! La gente si riversa nelle strade per comprare tonnellate di cose assolutamente inutili e ancor meno necessarie e crede che sia questo il vero significato del Natale .... shopping compulsivo e trasgressione - consapevole e non - di tutte le regole, prime tra tutte quelle del rispetto e del buonsenso.

Quello che ha fatto di noi una categoria di esseri viventi capace di fare la differenza, ci sta invece portando verso la fine, perchè il canjon che divide gli scienziati dagli idioti si fa sempre più ampio e profondo.

Proviamo a pensare che l'amore, quello vero, si manifesta in tutta la sua grandezza in un abbraccio e non in uno SmartPhone; proviamo a pensare che il cash-back altro non sia che una ulteriore, reiterata e manifesta ammissione dell'incapacità (e della non volontà) di fermare gli evasori, regalando (anche agli evasori, che per l'occasione useranno una carta ricaricabile) i soldi di tutti, anche di quelli che evasori non sono, ma che così facendo ne diventano complici (consapevoli o no) con l'illusione di una ricompensa che suona più come un'elemosina; proviamo a pensare che il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi ed a tutti quelli che amiamo, sia la promessa di farcela.
 
E noi dobbiamo farcela! Per rispetto a chi ha perso la vita per salvare quella dei più sfortunati e fragili, ma anche quella degli idioti o di quelli che agli idioti hanno dato retta.
Noi siamo meglio di quegli idioti. Rimettiamo i veri valori al loro posto e facciamolo sapere a tutti.
 
Quo tendimus? Nusquam!
 
Nemo.

domenica 5 dicembre 2021

Canapisium e la "Conferenza Spettacolo" del 4 dicembre 2021

 


Tanto tuonò che piovve ..... ed a piovere sono stati gli applausi: molti, calorosi e sinceri, da parte di un pubblico attento ed interessato agli argomenti trattati dai nostri relatori, ma anche coinvolto dai canti dal sapore antico ed essenziale dei "Cantori Salesi" ed affascinato dalle uniformi storiche del Gruppo Storico "Militaria 1848-1918" e dai racconti dei suoi figuranti.

Elisa Benedetto, esperta della Grande Guerra, ha raccontato con autentica e toccante passione, la storia del Soldato Ignoto e della sua traslazione dalla Basilica di Aquileia al Vittoriano, supportando il suo intervento con rare immagini dell'epoca;
Fabrizio Dassano, affiancato dal Maggiore degli Alpini del Regio Esercito (impersonato da Carlo Martinelli del Gruppo Storico "Militaria 1948-1918"),  ha parlato di un argomento curioso e di primaria importanza per gli eserciti di tutto il mondo: le "dog tags", ovvero le piastrine di riconoscimento, che dalla loro istituzione in poi, hanno permesso che i Soldati Ignoti non fossero più circa la metà dei morti, come invece succedeva prima del loro avvento;
Nadia Bontempo, cittadina Salese e grande appassionata di Storia, ha infine reso onore a tutti i Soldati Ignoti di Sale Castelnuovo e di Villa Castelnuovo,  proponendo una commovente rivisitazione del prezioso lavoro di schedatura svolto da Rita Giacomino ed Ezio Girardi in occasione del Centenario del Milite Ignoto.
I Cantori Salesi, storico gruppo che nel 2022 celebrerà i 40 anni dalla fondazione, hanno intramezzato gli interventi con canti popolari.

Ed ecco che il salone pluriuso del Comune di Sale Castelnuovo (oggi Castelnuovo Nigra) si trasforma di volta in volta in scenari di "guerra vissuta" in cui trovano posto il ricordo, il dolore e l'orgoglio di un popolo fiero e taciturno, con melodie capaci di raccontare i sentimenti profondi e laceranti che hanno fatto del Milite Ignoto un simbolo della vita oltre la morte, rivissuto attraverso i soldati e gli ufficiali, donne e uomini che con estrema delicatezza ne perpetuano la storia e le gesta.
 
Se è vero che le parole vengono incise nella nostra memoria più profondamente se accompagnate ed associate con suoni ed immagini, Canapisium sembra aver trovato la ricetta per amalgamare un evento austero e dai toni drammatici con canti e racconti che lo hanno reso più umano, più vicino alla immaginazione dei presenti, non senza qualche lacrima di sincera commozione.
 
Così, ad un mese dalla intitolazione della Piazza del Milite Ignoto abbiamo voluto fare la chiosa raccontandone la storia e cogliamo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno prestato il loro prezioso tempo, risorse, sapere e passione  per rendere tutto questo possibile: Il Comune di Sale Castelnuovo, I Cantori Salesi ed il Gruppo Storico "Militaria 1848-1918" e tutti Voi, cari amici e concittadini, che siete venuti ad ascoltarci.

Paolo Paulisic , Presidente di Canapisium - Le Stellette del Canavese
 
Un grazie ed un abbraccio speciale anche ai miei grandi amici e compagni di viaggio: Elisa Benedetto, Nadia Bontempo, Amedeo Dagna e Fabrizio Dassano.


Alcuni momenti dell'evento



Elisa Benedetto durante il suo intervento sulla Storia del Soldato Ignoto

Fabrizio Dassano con il Gruppo Storico "Militaria 1848-1945" e la curiosa storia delle "dog tags" - Da sinistra: Fabrizio Dassano, Carlo Martinelli, Laura Comandù, Alda Uberti e Roberto Fava




Nadia Bontempo mentre rievoca i Militi Ignoti di Sale Castelnuovo e di Villa Castelnuovo



I Cantori Salesi
 

Paolo Paulisic, Presidente dell'Associazione Canapisium - Le Stellette del Canavese

giovedì 25 novembre 2021

4 dicembre 2021 ore 10:00 - Storie italiane intorno al Milite Ignoto


In occasione del Centenario della traslazione della salma del Soldato ignoto con il treno della memoria, Canapisium ha deciso di inaugurare l'apertura della sede di Castelnuovo Nigra con una conferenza che ha come soggetto le Storie Italiane intorno al Milite Ignoto. Ad un mese dalla cerimonia di intitolazione di una piazza al Milite Ignoto, proponiamo un momento di alta Cultura, di senso delle Istituzioni e della Patria, per presentarci all'amministrazione ed alla comunità con racconti e testimonianze di "guerra vissuta" non solo dal fronte e dai campi di battaglia, ma anche da chi la guerra l'ha combattuta da casa, giorno dopo giorno, con altrettanto onore e dignità.

Oltre al Comune di "Sale", che ha accolto positivamente la richiesta di intitolazione a suo tempo presentata dal nostro Presidente e dato il libero patrocinio all'evento, vogliamo ringraziare le associazioni "I Cantori Salesi" ed il "Gruppo Storico Militaria 1948-1945" che hanno accettato il nostro invito ad essere parte attiva del programma così come tutte le Associazioni presenti sul territorio, con le quali ci auguriamo di collaborare proficuamente in futuro.
 
La nostra associazione è composta da Storici, Docenti, Ricercatori, Divulgatori, Imprenditori, esperti nel campo delle Scienze e tanti cittadini onesti e di buona volontà ed è proprio per questo che ci dissociamo con forza dalle polemiche e dai reiterati tentativi di strumentalizzazione politica che hanno circondato l'importante momento civico e storico dell'intitolazione della Piazza del Milite Ignoto e che non fanno parte del nostri valori fondanti.
 
Questo del Milite Ignoto è solo il primo di molti altri eventi in presenza ai quali stiamo lavorando ... il giorno 8 gennaio 2022 inizierà, a Palazzo Marini di Borgofranco una mostra dal titolo "Dalla belle epoque alle trincee" che avrà una durata di 3 mesi con apertura tutte le domeniche.
 
Vi aspettiamo numerosi, nel rispetto delle vigenti regole e norme COVID-19.

La redazione

25 novembre. Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

 

Oggi mi prendo una licenza, anzi, sfrutto un luogo comune per esprimere un pensiero personale e veicolarlo usando lo scivolo del "così fan tutti" .... 

E' la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, così come il 25 dicembre è Natale ed un certo giorno dell'anno è il compleanno di ognuno di noi. Allora perchè ricadiamo sempre nello stesso errore, cioè quello di prestare attenzione alle persone solo quando c'è un segno sul calendario a ricordarcelo?
 

Una donna è donna ogni giorno della sua esistenza e già solo per questo merita il rispetto che questo giorno le evoca; quella donna, un giorno, potrebbe essere madre, e come madre andrà ad occupare un posto in prima fila nella rappresentazione della vita. La donna è per l'uomo la genesi e l'esegesi del desiderio, della passione e dell'amore. E' il simbolo della vita, e la vita si vive ogni giorno, possibilmente con gioia, rispetto e pienezza.
 

Forse è giunto il momento di finirla con gli stereotipi fallocratici e sessisti che l'ignoranza ha messo a disposizione dei maschi per preservarne la virilità ed il dominio sulle greggi. Il fatto che l'Universo ed il Mondo sono maschi non ci tragga in inganno; La vita, la morte, la luce, la forza, la fede, la felicità ... la Terra, quella da cui nascono i presupposti della vita è madre e donna.

Tutti hanno una madre, anche Dio.


Nemo

giovedì 18 novembre 2021

I racconti di Nemo - Il Bidello



 
IL BIDELLO

bidèllo s. m. (f. -a) [dal latino medievale bidellus, dal franco *bidal «messaggero»; dal tedesco Büttel «sergente», inglese beadle «messaggero»]. – Qualifica generica del personale di servizio delle scuole elementari e degli istituti d’istruzione media e superiore, incaricato della pulizia e della custodia dei locali oltre che di altri servizî interni...


Ma chi è veramente il bidello?
Innanzitutto il bidello stà nella bidelleria.
Non è uno scherzo ... la bidelleria esiste davvero ed è il termine con cui si definisce ed identifica l'ufficio del bidello, il quale in tempi meno recenti ricopriva mansioni ben più alte e nobili di quelle a cui è deputato ai giorni nostri(1).
Il bidello conosce la scuola come le sue tasche e saprebbe muoversi con gli occhi bendati e senza inciampare o sbattere nelle aule e per i corrioi, negli uffici, nei magazzini e perfino nei bagni ...

Conosce e riconosce tutti i rumori propri dell'edificio; una porta che cigola, un asse del pavimento che scricchiola, una piastrella del pavimento che si muove quando calpestata, il vetro di una finestra che vibra perchè ha perso tutto il mastice ed è tenuto al suo posto soltanto più dai chiodini.
Eccolo lì, Augusto (Gùstu per gli amici(2) in punta alle scale, nel suo camice nero (con una schiera di matite e penne che spuntano dal taschino ordinate in sequenza d'uso e d'importanza ed un fischietto - regalo di uno zio ferroviere - appeso al collo) che aspetta i ragazzi all'ingresso per l'inizio delle lezioni.
Li conosce tutti per nome (e cognome) e per ognuno di loro ha un cenno particolare, un'alzata di sopraciglio, un abbozzo di sorriso o un cenno appena percettibile della mano. Per alcuni, e proprio solo per loro, ha invece uno sguardo torvo, quasi un monito al rispetto delle regole(3) ed un incentivo ad utilizzare al meglio il tempo dedicato alle lezioni, traendone il massimo del profitto.
Ha un aspetto ordinato: faccia pulita, occhi verdi, capelli in ordine, baffi curati, nodo della cravatta fatto ad arte e, nonostante le sue umili radici, ha lo sguardo fiero di chi svolge con convinzione e dignità il proprio lavoro. Nei momenti di pausa, lo si vede spesso con un libro in mano.

Non legge. Studia, e prima o poi prenderà anche lui il tanto sognato Diploma; quello che non ha potuto prendere quando era in età scolare perchè c'era la guerra, e dopo la guerra c'erano la fame e la carestia e bisognava andare a lavorare se si voleva mangiare. Ma ce la farà! Ha già superato con successo l'esame del biennio (il Ginnasio) ed ora, con l'aiuto e la complicità dei professori del suo Liceo (il Liceo Classico Des Ambrois) si prepara per il grande salto e forse entro il prossimo anno scolastico darà l'esame finale!
Poi, se la vita gli offrirà qualche ghiotta occasione, potrebbe anche considerare la possibilità di cambiare mansione, magari un posto in ufficio, ma per ora va bene così. Fare il bidello lo gratifica e lo fa sentire importante, necessario e soprattutto amato e benvoluto da tutti. Per quelli del paese, lui è Gùstu, il Signor bidello e per lui il diploma è un punto di arrivo e non di partenza, sopratutto considerata la sua non più giovane età ed una condizione sociale modesta ma dignitosa e, per lui, soddisfacente.
Forse, una volta ottenuto il diploma, troverà il coraggio di dichiarare il suo incondizionato amore alla Signorina Felicita, una delle insegnanti del Liceo, che tutte le mattine gli fa compagnia nella pausa caffè delle dieci e che alla sera lo aiuta con la matematica. Sarebbero proprio una bella coppia lui e Felicita e si immagina già quando con lei sottobraccio andranno a passeggio per il paese, dispensando saluti e sorrisi a tutti.

Ma questa era la storia di Augusto (Gùstu), bidello modello d'altri tempi ....
Oggi le cose sono cambiate: la situazione geopolitica, la globalizzazione, la caduta (sparizione, inversione) dei valori. La gente.
Le generazioni dal '68 in poi si sono certamente date un gran daffare a rovinare quanto di buono era stato creato (o ri-creato) con gran fatica dai nostri avi (dicesi "avo" colui che dista, rispetto alla generazione attuale, almeno due (meglio 3) generazioni, cioè dai nonni a risalire).
Oggi abbiamo Pasquale (per gli amici "Pasquino"), bidello tuttofare di un istituto professionale multietnico e polifunzionale (dal cameriere al disegnatore CAD...). Pasquino porta un camice blu, tipo quelli da officina, e nel taschino non è raro trovare, vicino al pennarello nero punta fine, una clip multiuso (utilissima per rimuovere la SIM dai moderni smartphone, ma anche indispensabile come stuzzicadenti inossidabile, riciclabile ed infrangibile), l'inseparabile sigaretta elettronica e "dulcis in fundo" un trancio di toscano, di lunghezza diversa a seconda del giorno della settimana.

Pasquino è un uomo per bene, scapolo, 50 anni, gran lavoratore dalla mente pronta ed arguta; sguardo sottile, occhi nocciola ed un bel sorriso sovrastato dai baffetti da sparviero, ogni tanto accompagnati da un pizzetto da inizio '900 (tutto torna ... anche la moda del pelo ... ma solo del pelo, perchè i capelli sono oramai un optional, perfino tra i giovani 30enni). Non ha il fischietto appeso al collo, ma è capace di emettere fischi potenti, anche senza l'uso delle dita, udibili fino a quasi un kilometro di distanza per richiamare l'attenzione di quelli che, credendo di essere "i più furbi" (o i furbetti, a seconda dei casi), cercano di fargliela sotto il naso ...
Anche lui li conosce tutti per nome (solo per nome, però, eccezion fatta per gli omonimi, che allora sono identificati da un diverso "nickname" (ma non si diceva soprannome, quando ancora c'era l'Italia?). Sergio "B" - per distinguerlo da Sergio, che per default (sottinteso) è il Sergio "A"; "Peppe", da non confondere con "Giuse" e neanche con "Pino"; "Mary", quella che vuole aprire un negozio da parrucchiera; 

"Maria", tutta casa e chiesa...

Lui, Pasquino, si definisce un Latin Lover, un Tombeur de fèmmes, un inseminatore votato alla causa del maschio Italico e dall'alto del suo metro e settanta vigila sul suo gregge di gentil donne, dispensando favori ed attenzioni, forse con la speranza di un rendez vous.
Oggi a scuola ci sono i "raga" e le "raga", che tra un selfie ed una chat si rivolgono al "Prof" per chiedere se possono andare al bagno(4) anche se l'intervallo è appena finito, oppure in infermeria(5) perchè non si sentono gran che bene dopo aver stressato oltre il limite la massa cerebrale nel nobile tentativo di capire cosa l'insegnante stesse dicendo nei venti minuti di spiegazione.
Ma questa è la scuola moderna, frequentata dai "raga" del 5G e governata dai 5* (zitto! Non si può dire 5*! .... scriviamo solo 5 e compriamo una consonante!).
Pasquino, anche se a studiare per prendere il diploma non ci pensa proprio e di scuola conosce solo quella in cui lavora, spesso però si chiede se le scuole siano tutte così. Non ti preoccupare, gli rispondiamo: i buoni sono tanti, milioni di milioni ... e la (buona) stella degli onesti rusconi vuol sempre dire qualità!




Note

  1. Si trattava di una derivazione dal sostantivo bidellus, termine anch’esso adoperato nel latino medievale di Padova (XIII sec.) e di Bologna (1317) per indicare, nel linguaggio universitario, non il semplice ‘addetto alle pulizie e alla custodia dei locali scolastici o universitari’, bensì un ‘segretario’ o un ‘assistente’, che svolgeva mansioni di maggiore responsabilità rispetto a quelle oggi affidate ai bidelli (cfr. Lessico etimologico italiano. Germanismi, a cura di E. Morlicchio, Weisbaden, Reichert, fasc. 4°, vol. I, 2007, s.v. *Bidil, e S. Lubello, Il Lessico etimologico italiano e gli antichi volgari italiani, in Lessicografia dialettale: ricordando Paolo Zolli, Padova, Antenore, 2006, pp. 479-90, alle pp. 484-86.).
  2. Classe 1931, scapolo a cui la guerra ha portato via la famiglia (padre, madre e fratello) e che dall'età di 13 anni vive con uno zio (Italo, eroe di guerra e decorato) e lavora quà e là nelle botteghe degli artigiani del paese, imparando a fare un pò di tutto, dal falegname all'idraulico e per questo, all'età di 21 anni (1952) viene assunto come bidello al Liceo Des Ambrois.
  3. Per regole si intendono sia le regole tipiche degli Istituti Scolastici (incluso il rispetto per l'autorità costituita rappresentata dai genitori, dal personale docente e non e dagli addetti all'ordine ed alla pulizia, di cui il bidello è primo rappresentante) che quelle civili e sociali, quali per esempio, quelle sul rispetto per il prossimo, quelle di "buona creanza", e nondimeno delle regole base dell'educazione civica.
  4. Il bagno ha sostituito, nella scuola moderna, i luoghi deputati a riunioni di vario tipo: scambi di materiale non propriamente didattico, lezioni private di anatomia comparata, relax post-cannabis e post-fellatio o post-coitus che da quando il nostro Pasquino ha preso l'abitudine di irrompere senza bussare nei bagni (unisex), è diventato coitus interruptus ...
  5. Infermeria: luogo deputato alla somministrazione di placebo ai "raga" ed alle "raga" che si presentano con la testa tra le mani e gli occhi venati di rosso, dicendo che non ce la fanno più a stare in classe. Implica una telefonata ai genitori, che di solito sanno anche quando è il caso di chiamare direttamente il 118.
 
Nemo

giovedì 4 novembre 2021

IV Novembre 2021 - Il Comune di Castelnuovo Nigra intitola una Piazza al Milite Ignoto

 


04 novembre 2021

Con riferimento al post pubblicato in data 11 ottobre 2021 ed a seguito della proposta caldeggiata dalle "Stellette del Canavese - Canapisium" presso il comune di Castelnuovo Nigra a far data dal luglio 2021, siamo fieri di annunciare l'accoglimento della nostra istanza a cui è seguita, il 13 settembre u.s. la delibera da parte del Comune a favore dell'intitolazione di una Piazza al Milite Ignoto.

Ne diamo l'annuncio oggi, in occasione della ricorrenza del centenario ed informiamo che la cerimonia ufficiale di intitolazione si terrà domenica 7 novembre 2021 alle ore 10:45.

Ringraziamo l'amministrazione del Comune di Castelnuovo Nigra per la sensibilità dimostrata nel gestire la nostra richiesta e tutti coloro (cittadini ed Associazioni) che, direttamente o indirettamente, hanno dato il loro sostegno all'iniziativa.

 

07 novembre 2021

 


Questa mattina, alle 10:15, alla presenza delle Associazioni locali, di una rappresentanza delle Forze dell'ordine e di qualche curioso passante si è svolta la cerimonia di intitolazione di Piazza del milite ignoto. Tutto bene? Certamente no, visto che il Sig. Vice Sindaco, probabilmente ansioso di togliersi il "sagrin" o forse perchè aveva in serbo qualcosa di più interessante da fare in questa bellissima domenica di inizio novembre, ha deciso "motu proprio" di anticipare la cerimonia di mezz'ora (era programmata e pubblicata sui manifesti con inizio per le 10:45 ma  alle 10:25 era già terminata), impedendo così a tutti coloro che, fedeli e rispettosi degli orari convenuti, non erano ancora arrivati, o stavano per arrivare sul luogo dell'evento, di parteciparvi attivamente. Tra questi, oltre al sottoscritto, promotore dell'iniziativa presso il Comune di Castelnuovo Nigra, vi era una rappresentanza di Ufficiali delle Forze Armate, due storici e giornalisti, uno dei quali esperto di Storia Militare, che avrebbero voluto e potuto dare il giusto risalto ad un atto importante quale il rendere onore ad una delle istituzioni "forti" del nostro Paese: La Patria, vista e riconosciuta per mezzo del Milite Ignoto, quale simbolo e memento di tutti i soldati morti senza nome per dare a noi, Italiani di oggi, la libertà e la democrazia di cui così tanto spesso ci dimentichiamo.

La stessa libertà che garantisce l'impunità a chi, seppur palesemente non in grado di gestire un simile evento, ne sminuisce ancor di più il significato ed il valore con l'arroganza e la presupponenza di chi non accetta critiche grazie alla sua quanto mai inadeguata e controversa investitura alla carica divinatoria di Vice Sindaco, creando così un ossimoro con chi giura di rispettare la Costituzione e le Leggi dello Stato ed al tempo stesso ne umilia uno dei sacri simboli (ricordiamo che il Milite Ignoto riposa all'Altare della Patria), riducendolo ad un mero atto di toponomastica.

Io mi vergogno di quanto accaduto e chiedo scusa ai cittadini di "Sale" per quanto  appena narrato. Mi impegnerò personalmente, e con me penso e spero molti altri cittadini ed associazioni, a far sì che per il prossimo 4 novembre, il Milite Ignoto abbia una degna dimora ed i meritati onori anche a Castelnuovo Nigra.


Paolo Paulisic
Presidente ASC Le stellette del Canavese - Canapisium

Scarica il programma e la locandina


 

È tornata l’ora “illegale”!



È tornata l’ora solare. Infatti è piovuto per benino.
Il pollaio è stato un pantano unico e le galline sentono il freddo e se ne
stanno rintanate sotto la tettoia al riparo e aspettano. Che smetta di piovere
essenzialmente, viste le previsioni.
Finalmente ora le meridiane a muro funzioneranno regolarmente sotto
l’ombra del gnomone conficcato nel muro. Dopo sette mesi il cruscotto
della mia macchina è tornato a segnare l’ora giusta: sette mesi di calcoli
quotidiani per compensare il gap. Nessun tentativo, dopo molti anni, di
rimetterlo a posto a causa dell’impossibilità di comprendere e realizzare la
manovra di cambio ora dell’orologio elettronico. Ogni volta mi ci metto e
mi viene da piangere. Fu molto più semplice agganciare la Soyuz all’Apollo
in orbita la prima volta nel luglio 1975. Non è una questione di analfabetismo
tecnologico di ritorno, ma di progettata complicazione delle cose semplici.
Il lato oscuro delle nuove tecnologie.
Così per i prossimi cinque mesi niente più ora legale. Perché non la chiamano
ora “illegale”? Perché dopo anni insistono ancora con questo turpe
rito? Da bambino, e poi da ragazzo, mi si sono accumulati i ricordi di quando
osservavo la sveglia meccanica della camera da letto dei miei genitori.
Chi se ne fregava dell’ora illegale erano i miei nonni contadini. Non gli
importava niente: loro andavano avanti con la solare anche in piena estate.
Veri ribelli! La mia è una generazione che ha subito il peggior scompenso: il
“time lag”. In questi giorni abbiamo già fame alle 11 del mattino e perdiamo
la voglia di andare a dormire perché “beh, tanto in realtà sono solo le…”.
E così, oggi sono andato a lavorare 40 minuti prima. Ho dovuto aspettare al
parcheggio che venisse un’ora decente per presentarmi al portone.
A marzo di ogni anno, con un’ora di sonno in meno, tutti invece a fare gli
zombi sul posto di lavoro. I dispositivi più subdoli sono gli smartphone che
cambiano l’ora in automatico. Ti senti un’idiota manipolato dalla congiura
planetaria mascherata dal “risparmio energetico”, dai nuovi mostri della
“Green Economy” che ti dicono: “Il vantaggio in termini di risparmio energetico
legato all'ora legale è confermato dai dati: tra il 2004 e il 2012 lo spostamento
delle lancette un'ora avanti ha permesso un risparmio energetico stimato
intorno ai 6 miliardi di kilowattora”. Fermo da tre anni a Bruxelles il progetto
di legge di abolizione dell’ora legale arenata in “sede di consultazione
presso la Commissione Europea perché non ha riscontrato il voto unanime di
tutti i Paesi membri dell'UE”. Per questo motivo nel nostro Paese, come negli
altri dell'UE, resta ancora in vigore il cambio ora. Una vera jattura!
Eppure secondo alcuni grandi pensatori dovremmo smetterla di lamentarci
del cambio d’ora perché è giusto che sia così. Forse. Ma io rivendico il
diritto costituzionale di protestare contro il cambio dell’ora. Se poi i benpensanti
storcono il naso, rivendicherò anche il diritto di protestare contro
il cambio dell’olio delle auto. 

Fabrizio Dassano 04/XI/2021 - Dalla rubrica del Risveglio "il dito nella piaga"

sabato 30 ottobre 2021

MERCENASCO. Chester Maurice Lee, il Canavesano che portò l’uomo sulla Luna


 

MERCENASCO. Sabato 30 ottobre alle ore 21 presso la ex scuola elementare – sala conferenze in via Giovanni XXIII, 4 a Mercenasco, si è svolta la serata pubblica organizzata dalla biblioteca comunale “Luisa Mosso”, dall’amministrazione comunale e in collaborazione con “Canavese aneddoti e misteri” in cui sarà presentato in anteprima il cortometraggio dal titolo “Chester Maurice Lee, il canavesano che ci portò sulla luna” realizzato da Roberto Gillone su soggetto di Fabrizio Dassano e sceneggiatura di Paola Scibilia.

 


 

Negli Usa il cognome divenne Lee e i suoi genitori Giuseppe Pasquale Lea e Maria Catterina Fiorina, erano emigrati ragazzini con entrambe le famiglie. Giunsero a Ellis Island nel dicembre 1895 e raggiunsero la città carbonifera di New Derry in Pennsylvania.

Si sposarono nel 1908 e si spostarono a Latrobe dove aprirono uno spaccio per minatori. Ebbero due figli e Chester nacque il 6 aprile 1919. In casa era chiamato “Chet” che la canavesizzazione della voce piemontese “Cit” (Piccolo, bambino).

Si diplomò alla Latrobe High School dove fu rappresentante degli studenti, sportivo e membro della banda musicale della scuola. Nel 1936 venne ammesso all’accademia navale degli Stati Uniti di Annapolis nel Maryland, dove si sarebbe laureato ufficiale nel 1942 dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour alla fine del 1941. l’Us Navy lo inviò all’università Massachusetts Institute of Technology dove studiò e completò l’addestramento radar. Il 18 aprile 1942 Chester riuscì a sposare la fidanzata Rose Mc Ginnis, figlia di immigrati irlandesi. T

ornato in servizio come ufficiale di marina, visse due momenti infernali: il 27 marzo 1943 imbarcato sul cacciatorpediniere “USS Salt Lake City” si scontrò con la marina imperiale giapponese a sud delle isole sovietiche del Commodoro nell’Oceano Pacifico.

Seppur senza radar, i Giapponesi inviarono senza saperlo grosse unità da guerra e la battaglia si scatenò per qualche ora finché gli americani dovettero ritirarsi e l’unità di Chester fu pesantemente danneggiata.

Ma l’esperienza peggiore Chester la visse nella battaglia di Okinawa: ufficiale d’artiglieria a bordo del cacciatorpediniere “USS Drexler” fu nell’inferno dei 98 giorni di battaglia per strappare l’isola di Okinawa alle forze giapponesi. Il 28 maggio 1945 alle 7:45 Chester dirigeva il fuoco controaerei della nave contro un assalto kamikaze. I due velivoli si schiantarono ed esplosero sul ponte e la nave affondò in due minuti uccidendo 158 marinai.

Chester fu tra i 51 fortunati sopravvissuti. Tornato a casa, continuò il servizio in marina studiando e realizzando il programma dei missili balistici teleguidati. Dal 1947 le due potenze vincitrici del conflitto mondiale iniziarono una vera e propria corsa agli armamenti: la guerra fredda tra blocco occidentale e orientale, ebbe nello sviluppo missilistico nucleare il nucleo della potenza militare e i vettori saranno abbondantemente sviluppati e sfruttati per la conquista dello spazio.

Chester fu nel team che affrontò il problema della guida del missile del programma Polaris un missile balistico lanciato da un sommergibile sott’acqua. Nel 1957 i Sovietici misero in orbita con successo Sputnik 1 e iniziò la gara Usa-Urss, scioccando gli americani che istituirono la Nasa (agenzia nazionale dell’aeronautica e dello spazio). Chet era impegnato nella guerra elettronica in Vietnam quando la sua nave la “USS Gyatt” entrò a far parte del programma spaziale diventando stazione di recupero del progetto Mercury.

Ma il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin, il primo essere umano a viaggiare nello spazio a bordo della navicella Vostok 1 diede un altro duro colpo al prestigio americano: il mese successivo il presidente Kennedy dettò la nuova linea americana per lo spazio: non c’era il tempo di rimandare la conquista della Luna.

Chester dopo 24 anni di servizio in marina rassegnò le dimissioni per trasferirsi al Pentagono col grado di capitano al servizio del Segretario della difesa Robert Macnamara, ma ricercato dalla Nasa, vi entrò nel 1966 per restare profondamente coinvolto nei suoi programmi.

Nei 23 anni che trascorse alla Nasa, ebbe via via ruoli sempre più importanti: dal radar passò alla gestione delle pressurizzazioni delle navicelle del programma Apollo e tra i vari esperimenti e missioni visse autentiche tragedie: il 27 gennaio 1967, era al fortino di Cape Canaveral durante il conto alla rovescia simulato per l’Apollo 1, quando scoppiò un incendio a bordo, Chet stava monitorando le attività in cabina e ascoltando tutto tramite le cuffie mentre i tre astronauti perivano tra le fiamme. Diventò responsabile di missione lunare dall’Apollo 11 all’Apollo 17, sotto la direzione generale di un altro figlio di immigrati italiani della Basilicata: Rocco Anthony Petrone.

Chet collaborava ad ogni aspetto della corsa nello spazio con grande entusiasmo. Si interessò all’elettronica di controllo del Lem: il modulo che doveva svolgere la funzione di ascensore degli astronauti sul suolo lunare e costruì un modellino in carta velina. Il successo con l’Apollo 11 arrivò il 16 luglio 1969: dopo 4 giorni dal decollo scesero i primi uomini sulla luna, gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Un altro periodo critico vissuto da Chet e da tutto lo staff della Nasa fu durante la missione Apollo 13 decollata l’11 aprile 1970 dal Kennedy Space Center. Doveva essere la terza missione a sbarcare sulla Luna, ma diventò celebre per il guasto che impedì l’allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla terra. Il nostro Chet era responsabile della pressurizzazione dei moduli occupati dagli astronauti, cosa che riuscì a gestire malgrado l’esplosione del serbatoio di ossigeno liquido che pregiudicò la produzione di energia elettrica.

Il 7 dicembre 1972 da Cape Canaveral, avvenne il lancio del razzo Saturn V che portava la missione Apollo 17: undicesima e ultima missione con equipaggio umano a superare l’orbita terrestre bassa del programma spaziale Apollo della Nasa: a bordo i tre astronauti Eugene Cernan, Ron Evans e Harrison Schmitt che rimane l’ultimo uomo ad aver messo piede sul suolo lunare, mentre Cernan l’ultimo ad averne lasciato la superficie. Proprio lui nelle sue memorie ricordava con grande affetto Chet Lee che aveva trascorso molto tempo con gli astronauti nei simulatori di volo e con loro camminava sui campi di lava delle Hawaii, usati come campi di addestramento per le escursioni lunari.

Allenamento per capire – dalla Terra – come si sarebbero trovati gli astronauti sulla Luna, condividendo le loro medesime esperienze pratiche. 

Con la fine della guerra fredda Chet partecipò ad una nuova sfida: il 17 luglio 1975, una navicella spaziale del programma Apollo ed una capsula Sojuz si agganciarono nell’orbita intorno alla terra, consentendo ai due equipaggi di potersi trasferire da una navicella spaziale verso l’altra.

Fu la prima collaborazione tra gli stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica nel settore dei voli nello spazio e sentenziò la fine della corsa. Con l’esperienza acquisita il nostro fu inserito a pieno titolo nel  programma Space Shuttle per il lancio di un veicolo con equipaggio nello spazio dal 1981 al 2011 del governo americano. 

Nel 1984 il presidente Ronald Reagan annunciava il programma “teacher in space”, l’insegnante nello spazio che aveva come obbiettivo quello di stimolare gli studenti statunitensi nello studio della scienza, della matematica e dell’esplorazione spaziale.

Chet tenne incontri con i candidati aspiranti al programma sui rischi che potevano incontrare e tra di loro conobbe Christa Mcauliffe. Sarebbe dovuta diventare la prima insegnante presente in un programma spaziale a tenere una lezione di scienze dallo spazio, ma il giorno del lancio qualcosa andò storto, il Challenger esplose in una nube di fuoco in volo, il 28 gennaio 1986.

Nel 1988 all’eta’ di 69 anni, Chet lasciò la Nasa ma non andò mai in pensione: fondò con la medesima passione la Spacehab,  società di componentistica elettronica che lavorava per la Nasa. Durante un’operazione a cuore aperto il 23 febbraio 2000 qualcosa va storto e Chet muore in un ospedale di Washington quando stava per cpompiere 81 anni.

La figlia Virginia gli ha dedicato un memoriale e la sua vecchia scuola di Latrobe una mostra permanente per il suo allievo più illustre. Il capitano Chester Maurice Lee, funzionario del governo americano ebbe molteplici onorificenze dal governo e fu commemorato in un discorso al Congresso.

La sua tomba è al cimitero nazionale di Arlington dove riposa insieme alla moglie. Uomo appassionato e devoto al lavoro, diede il suo importante contributo alla storia dell’astronautica, ma non dimenticò mai le sue origini e il paese di Mercenasco: da giovane vi era tornato con i genitori nel 1921, nel 1923 e nel 1926. Continuò a tornarci anche in età matura: l’ultima volta nel 1997 con la moglie.

Tra il 1891 e il 1895, quando i genitori di Chester emigrarono, l’Annuario statistico riporta che dalla sola provincia di Torino emigrarono 48.071 persone, che sommati alle altre province, raggiunsero la cifra impressionante di 152.814 Piemontesi, di questi, 45.089 attraversarono l’oceano per giungere nelle Americhe.


Fabrizio Dassano

lunedì 11 ottobre 2021

Centenario del Milite Ignoto

 

 


Esattamente 100 anni fa, il 4 novembre 1921, ebbe luogo la tumulazione del Milite Ignoto nel sacello dell’Altare della Patria.

Dopo la 1^ guerra mondiale, le Nazioni che vi avevano partecipato vollero onorare i sacrifici e gli eroismi delle collettività nella salma di un anonimo Combattente, caduto armi in pugno. In Italia l’allora Ministero della guerra dette incarico ad un’apposita commissione di esplorare tutti i luoghi nei quali si era combattuto e di scegliere una salma ignota e non identificabile per ognuna delle zone del fronte: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare.
 
Undici salme, una sola delle quali sarebbe stata tumulata a Roma al Vittoriano, furono trasportate nella Basilica di Aquileia. Qui venne operata la scelta tra undici bare identiche. A guidare la sorte fu chiamata una popolana di Trieste, Maria Bergamas, il cui figlio Antonio – disertore dell'esercito austriaco e volontario nelle fila italiane – era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato.
 
Il Feretro prescelto fu trasferito a Roma su ferrovia, con un convoglio speciale a velocità ridotta sulla linea Aquileia-Venezia-Bologna-Firenze-Roma, ricevendo gli onori delle folle presso ciascuna stazione e lungo gran parte del tracciato.
Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei Caduti, con il Re in testa, e le Bandiere di tutti i reggimenti attesero l’arrivo del convoglio nella Capitale e mossero incontro al Milite Ignoto per renderGli solenne omaggio.
Il Feretro fu poi scortato da un gruppo di dodici decorati di Medaglia d'Oro fino alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, al cui interno rimase esposto al pubblico.
 
L’epilogo avvenne il 4 novembre 1921 con una solenne cerimonia. Più di trecentomila persone accorsero per quel giorno a Roma da ogni parte d’Italia e più di un milione di italiani fece massa sulle strade della Capitale.
Il corteo avanzò lungo Via Nazionale, lungo la quale erano rappresentati i soldati di tutte le armi e di tutti i servizi dell’Esercito.
Dinanzi al gran monumento, in piazza Venezia, uno smisurato picchetto fu schierato in quadrato, mentre 335 Bandiere dei reggimenti attendevano il Feretro.
 
Prima della tumulazione, un soldato semplice pose sulla bara l’elmetto da fante.
I militari presenti e i rappresentanti delle nazioni straniere erano sull’attenti, mentre tutto il popolo in ginocchio. Il feretro del Milite Ignoto veniva quindi inserito nel sacello e così tumulato presso quel monumento che poteva ora ben dirsi Altare della Patria.
 

 

Commemorazione del centenario della traslazione del Milite Ignoto nel sacello dell’Altare della Patria. Roma, 4 novembre 1921-2021. Proposta di conferimento, da parte di ciascun Comune d’Italia, della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto

PREMESSA STORICA

Quando, dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, nel corso del quale avevano perso la vita circa 650.000 militari italiani, il Parlamento approvò la legge 11 agosto 1921, n.1075, “per la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra”, la Commissione appositamente costituita per la individuazione dei resti mortali di quello che sarebbe diventato il “Milite Ignoto”, compì ogni possibile sforzo affinché non fosse possibile individuare la provenienza “territoriale” del Caduto prescelto e neppure il reparto o la stessa forza armata di appartenenza. L’unico requisito assunto come inderogabile fu quello della sua italianità.

Questo elemento di assoluta indeterminatezza, unito alla casualità della scelta finale della bara, tra undici identiche, effettuata, nella Basilica di Aquileia, da parte di Maria BERGAMAS, madre di un militare caduto in combattimento, i cui resti non furono mai recuperati, consentì a tutti gli italiani di identificare una persona cara in quel militare sconosciuto. Ciò avvenne, infatti, sin dal passaggio del treno speciale che lo trasportò da Aquileia a Roma e poi, il 4 novembre 1921, nel momento della sua solenne tumulazione presso il sacello dell’Altare della Patria, al Vittoriano.

Durante la fase finale di quello storico viaggio, i decorati di Medaglia d’Oro al valor militare, che già avevano ricevuto il privilegio di svolgere la stessa funzione nel tragitto dalla Basilica alla stazione ferroviaria di Aquileia, eseguirono nuovamente, a Roma, la scorta d’onore al feretro, trasportato su un affusto di cannone, dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri alla base del Vittoriano e quindi ne effettuarono il trasporto, a spalla, sulla scalea, sino alla sua deposizione nel sacello, ove il Caduto (anch’Egli, nel frattempo, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare) viene tuttora custodito ed onorato.

Questa è la motivazione della Sua decorazione (R.D. 1° novembre 1921):

DEGNO FIGLIO DI UNA STIRPE PRODE E DI UNA MILLENARIA CIVILTÀ, RESISTETTE INFLESSIBILE NELLE TRINCEE PIÙ CONTESE, PRODIGÒ IL SUO CORAGGIO NELLE PIÙ CRUENTE BATTAGLIE E CADDE COMBATTENDO SENZ’ALTRO PREMIO SPERARE CHE LA VITTORIA E LA GRANDEZZA DELLA PATRIA

XXIV – V – MCMXV            IV – XI – MCMXVIII

Proprio da quell’evento, inoltre, sorse l’idea, tra coloro che vi avevano preso parte, di fondare, nel 1923, il “Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia”, successivamente costituito in ente morale con Regio Decreto 16 settembre 1927, n. 1858.

PROPOSTA COMMEMORATIVA

Così come, cento anni fa, gli sforzi effettuati per fare in modo che quel Soldato, voluto come “di nessuno”, potesse in realtà essere percepito come “di tutti”, al punto da trasformarsi nella sublimazione del sacrificio e del valore dei combattenti della prima guerra mondiale e successivamente di tutti i Caduti per la Patria, oggi è giunto il momento in cui, in ogni luogo d’Italia, si possa orgogliosamente riconoscere la “paternità” di quel Caduto.

Sulla base di questo assunto, le Medaglie d’Oro al valor Militare si sono rivolte all’ANCI, in quanto rappresentante della quasi totalità dei Comuni d’Italia, per promuovere, fin dal 2020, il conferimento della cittadinanza onoraria al “Milite Ignoto”, da parte di ciascuna Civica amministrazione, naturalmente nel rispetto delle norme amministrative in vigore e dell’autonomia dei rispettivi Consigli Comunali.


La Redazione



sabato 9 ottobre 2021

Porte aperte al Liceo Botta

 Il Liceo Botta di Ivrea, come ormai tradizione, apre oggi le porte ai giovani ed alle loro famiglie per raccontare, mostrare ed illustrare che cos'è il Botta, cosa insegna, come lo insegna.