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Funzionamento della ghigliottina
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«Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite». Questa frase fu riportata dal quotidiano francese Le Moniteur universel.
Secondo il giornale, l'avrebbe pronunciata Joseph-Ignace Guillotin, un
medico francese il cui nome è letteralmente e indissolubilmente legato
alle decine e decine di morti – illustri e non – che lasciò dietro di sé la Rivoluzione francese.
Ai tempi di Guillotin, l'ineguaglianza regnava sovrana anche quando
si parlava di condannati a morte. Se i membri dell'aristocrazia venivano
decapitati, si poneva invece fine alla vita dei delinquenti "comuni" con impiccagioni, torture e squartamenti. In nome del secondo pilastro della Rivoluzione francese – l'égalité
– ci fu però chi propose di rendere nobili e popolo uguali davanti alla
morte: «I delitti dello stesso genere verranno puniti con lo stesso
tipo di pena, a prescindere dal rango o dalle condizioni del colpevole»,
affermava Guillotin il 10 ottobre 1789.
La stesura finale del codice penale, che fu approvato il 25 settembre
1791, nei suoi articoli 2 e 3 afferma: «La pena di morte consisterà
nella semplice privazione della vita, senza esercitare alcuna tortura
sui condannati. A ogni condannato verrà tagliato il collo». Eppure la ghigliottina – o marchingegni simili nel funzionamento e nello scopo – esisteva fin dall'antica Roma.
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Ghigliottina Romana (c 340 A.C.) Figlio del Console Tito Manlius eseguito mediante ghigliottina per ordine del padre
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A volte, come in Inghilterra, era dotata di una lama ricurva; altre volte aveva nomi fuorvianti, come la scottish maiden – la donzella scozzese – delle Terre Alte; altre ancora il nome lasciava presagire il peggio, come nel caso della mannaia romana dello Stato pontificio.
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Mannaia Romana dell'800 a forma di volpe
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Guillotin ebbe il merito di proporre per primo un metodo d'esecuzione
delle condanne a morte ugualitario. Ma il medico – ironia della sorte –
non ebbe niente a che fare con l'implementazione della ghigliottina come strumento di morte. Nel
marzo del 1792, l’Assemblea Legislativa, impegnata nella stesura del
nuovo codice penale, incaricò il medico chirurgo Antoine Louis,
segretario perpetuo dell’Académie de Chirurgie, dell’elaborazione
definitiva del nuovo strumento per realizzare le esecuzioni. In base
alle proposte di Louis, diversi artigiani avrebbero fabbricato prototipi per il «nuovo metodo di decapitazione».
Il prescelto fu quello di Tobias Schmidt, per la sua efficacia e
anche per il costo previsto per la produzione “in serie” dell’apparato:
si stabilì infatti che ogni dipartimento di Francia dovesse essere dotato di almeno una ghigliottina. Intorno
al 10 aprile di 230 anni fa, vedeva dunque la luce la prima
ghigliottina, che fu posta in opera il 25 aprile 1792 con l'esecuzione
di Nicolas Pelletier, un giovane condannato per furto e omicidio. A
partire da quel momento, la ghigliottina non smise di decapitare re e regine, personaggi illustri e semplici ladruncoli.
Pochi immaginavano che quello strumento di uguaglianza che era
servito per decapitare – letteralmente – la monarchia francese, sarebbe
stato usato pochi mesi dopo contro chiunque si opponesse alle posizioni del Comitato di salute pubblica.
Come disse Bertrand Barère de Vieuzac, rivoluzionario e politico
francese e uno dei principali organizzatori del regime del Terrore, «Bisogna che i nemici periscano... solo i morti non tornano indietro».
Durante l’Ancien Régime le autorità cercavano in ogni modo di imporre il rispetto della legge e del potere del sovrano,
e a tale scopo comminavano pene esemplari per creare timore e
garantirsi l’obbedienza dei sudditi. Strumento fondamentale e assai
utilizzato era la pena di morte, che, con il pretesto di ottenere la
confessione, era preceduta spesso da orribili supplizi.
Si trattava di un sistema punitivo profondamente iniquo. Infatti gli aristocratici erano esentati dalla tortura o dal maltrattamento fisico o psicologico, e
quando erano condannati a morte venivano decapitati con un metodo
rapido e apparentemente indolore (se realizzato da mano esperta). Al
contrario, gli uomini e le donne del popolo venivano giustiziati con metodi brutali, come la forca, lo squartamento o il rogo.
Queste esecuzioni erano solitamente precedute da torture stabilite dal
giudice, che venivano inferte pubblicamente: dalla flagellazione alla
tortura della ruota fino alla rottura di tutte le ossa del corpo o
all’uso di pinze o tenaglie, con le quali si asportavano brandelli di
carne.
Dibattiti sulla pena capitale
Nel corso del Settecento, il secolo dell’Illuminismo, molti giuristi e letterati denunciarono il ricorso alla tortura, la sproporzione delle pene e i privilegi dell’aristocrazia; alcuni arrivarono a chiedere l’abolizione della pena di morte. Si distinsero in questo senso Voltaire con il Trattato sulla tolleranza (1763) e Cesare Beccaria con Dei delitti e delle pene
(1764). Entrambe le opere avrebbero ispirato le iniziative dei
rivoluzionari francesi: una delle prime imprese che impegnarono
l’Assemblea Nazionale Costituente fu l’elaborazione di un codice penale in accordo con i principi del diritto naturale, e fu in questo contesto che si tenne il dibattito sulla pena di morte.
Il 10 ottobre dell’anno 1789, Joseph Ignace Guillotin, un medico dell’età di 50 anni, presentò una proposta per stabilire l’uguaglianza di fronte alla legge anche nell’ambito del diritto penale: «I
delitti dello stesso genere verranno puniti con lo stesso tipo di pena,
a prescindere dal rango o dalle condizioni del colpevole», affermava.
Questo principio, che ora sembra naturale, era rivoluzionario in Francia e impiegò anni per essere approvato nel resto dei Paesi.
Il marchingegno di Guillotin
Guillotin non metteva in discussione la pratica della pena capitale. La sua proposta intendeva parificare le pene e contemporaneamente renderne più umana l’applicazione.
Perciò, propose di estendere il metodo della decapitazione, fino ad
allora privilegio dell’aristocrazia, a tutte le classi sociali. Allo
stesso tempo, al fine di evitare gli incidenti e gli errori spesso
commessi dai boia nell’uso dell’ascia o della spada, proponeva di utilizzare un sistema «il cui meccanismo tagliasse la testa in un battito di ciglia».
Il riferimento di Guillotin a questo “marchingegno” di decapitazione
fece poi molto discutere, ma è errata la credenza comune secondo cui fu
lui l’inventore di quella che conosciamo come ghigliottina. Almeno dal
XIII secolo in diversi Paesi d’Europa venivano utilizzati dispositivi simili,
anche se non erano particolarmente comuni, e in ogni caso essi erano
riservati agli esponenti delle classi sociali più alte. Certamente però
Guillotin lavorò al suo perfezionamento.
Nell’ambito del dibattito sul nuovo codice penale, il 30
maggio del 1791 il deputato Louis-Michel Lepeletier de Saint-Fargeau
fece un ulteriore passo proponendo l’abolizione della pena di morte. Il
suo amico Robespierre fu uno dei pochi (si potrebbero contare sulle dita
di una mano) ad appoggiare questa misura umanitaria.
Ma lo sforzo compiuto da entrambi fu inutile: infatti, l’1 giugno del
1791 la stragrande maggioranza dei deputati votò a favore
dell’esecuzione capitale. Lepeletier de Saint-Fargeau non si perse
d’animo e due giorni più tardi propose l’adozione del principio di
uguaglianza di fronte alla pena di morte: «Ogni condannato a morte verrà decapitato».
La stesura finale del codice, che fu approvato il 25 settembre 1791, nei suoi articoli 2 e 3 afferma: «La
pena di morte consisterà nella semplice privazione della vita, senza
esercitare alcuna tortura sui condannati. A ogni condannato verrà
tagliato il collo». In questo modo, l’uguaglianza di fronte
alla legge si estendeva anche alla questione penale. Nel marzo del 1792,
l’Assemblea Legislativa, impegnata nella stesura del nuovo codice
penale, incaricò il medico chirurgo Antoine Louis, segretario perpetuo
dell’Académie de Chirurgie, dell’elaborazione definitiva del nuovo strumento per realizzare le esecuzioni.
Efficienza mortale
Louis e il suo collaboratore Tobias Schmidt, un fabbricante tedesco di clavicembali,
misero a punto un dispositivo che s'ispirava agli strumenti simili
utilizzati negli altri Paesi europei, ma migliorandone la struttura e la
funzionalità con l’obiettivo di ridurre il più possibile il dolore. Il
contributo principale di Louis fu il modello con lama obliqua, «affinché tagli nettamente e raggiunga il suo obiettivo», secondo
quanto da lui stesso affermato. Sia Louis sia Guillotin avrebbero in
seguito preso a male il fatto che il loro nome venisse associato alla
nuova invenzione, che presto fu conosciuta come louison o louisette e, più comunemente, con il nome di ghigliottina.
Il prototipo venne realizzato in due settimane, e poi messo alla prova su cadaveri animali e umani. Infine,
la ghigliottina venne installata in Place de Grève, di fronte al
Municipio di Parigi, e fu lì che il 25 aprile del 1792 Nicolas-Jacques
Pelletier, accusato di rapina a mano armata, divenne il primo condannato a essere giustiziato con il nuovo strumento.
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Nicolas-Jacques
Pelletier, accusato di rapina a mano armata, divenne il primo condannato a essere giustiziato con il nuovo strumento |
Il
dispositivo sembrava essere destinato a sostituire i boia per i casi di
delinquenza o criminalità comune. Ma appena pochi mesi dopo, il 21 di
agosto del 1792, vennero portati alla ghigliottina due condannati
politici: due servitori di Luigi XVI, che era stato
deposto in seguito all’insurrezione del 10 agosto, accusati di attività
controrivoluzionaria. Da quel momento, sotto il governo rivoluzionario
che durerà fino alla caduta di Robespierre quasi due anni più tardi, la
ghigliottina si trasformò nello strumento e nel simbolo della politica di terrore che la Rivoluzione aveva scatenato contro i suoi nemici intestini – gli aristocratici e i sostenitori dell’Ancien Régime – e come reazione di fronte alla minaccia dei poteri totalitari vicini.
I numeri del Terrore
Durante questo periodo il totale dei condannati messi a morte con la ghigliottina in tutta la Francia fu di 16.594 persone.
Di questi, 2622 vennero giustiziati a Parigi, soprattutto con la
ghigliottina che era stata collocata in Place de la Révolution (oggi
Place de la Concorde); lì troveranno la morte Luigi XVI, Maria Antonietta e, dopo il colpo di Stato del Termidoro, lo stesso Robespierre.
Questo fu il bilancio del periodo del Terrore, durante il quale fu
compiuto un tentativo di controllare e centralizzare la violenza
politica più generalizzata che era stata esercitata in quegli anni e che
si calcola avesse mietuto fra le 35.000 e le 40.000 vittime, includendo le rivolte popolari, le esecuzioni sommarie e le morti nelle carceri.
Terminato il Terrore, la ghigliottina non cadde in disuso: continuò a essere utilizzata durante il Direttorio, da Napoleone e da tutti i regimi successivi, per quasi due secoli. L’ultima esecuzione con questo metodo venne effettuata nel 1977, quattro anni prima dell’abolizione della pena di morte.
NemoBibliografia
Fonte: Storica - A. Palumbo II.IV.MMXXII