I primi giochi olimpici invernali
Quando Parigi fu scelta per ospitare i giochi olimpici del 1924, il comitato olimpico internazionale decise di organizzare a Chamonix, ai piedi del monte Bianco, una settimana internazionale degli sport invernali, che sarebbe diventata la prima edizione dei giochi invernali della storia
Foto: IOC |
Inaugurazione entusiasta
I giochi di Chamonix, svoltisi tra il
25 gennaio e il 5 febbraio 1924, videro la partecipazione di 258 atleti
impegnati in sedici gare sportive. La cerimonia di apertura si svolse
la mattina del 25 gennaio. In un clima gelato e sotto un sole radioso,
centinaia di sportivi di sedici nazioni sfilarono per le strade del
paese accolti con entusiasmo dalle migliaia di abitanti della zona che
assistettero all’inaugurazione.
Nell’immagine, un momento della sfilata della squadra britannica.
Foto: Associated Press |
Il fiore all'occhiello
Nei giorni precedenti le piogge e le alte temperature avevano messo a rischio la celebrazione dell’evento. L’installazione più emblematica, la pista di ghiaccio costruita per le gare di pattinaggio artistico e di velocità, si era progressivamente trasformata in un pantano. Per fortuna l’abbassamento delle temperature la fece ghiacciare nuovamente, con grande sollievo generale, permettendo il regolare svolgimento di tutte le competizioni: la corsa sui pattini, il pattinaggio artistico e le partite di hockey.
Foto: Rue des Archives / Cordon Press |
Popolarità in ascesa
Quasi tutti gli sport considerati invernali hanno origine scandinava, come lo sci, inventato per muoversi sulla neve e il ghiaccio in modo rapido e sicuro. Alla fine del XIX secolo lo sci divenne popolare in tutta Europa e si cominciarono a organizzare delle competizioni sportive, come questa femminile organizzata a Chamonix nel 1908.
Foto: Associated Press |
La febbre del pattinaggio
Pure il pattinaggio su ghiaccio ha un’origine nordica precedente alla nostra era, anche se le scarpe provviste di lame metalliche si diffusero nei Paesi Bassi nel Medioevo. Negli anni sessanta dell’ottocento, all’auge della moda del pattinaggio su ghiaccio, uno statunitense stabilì le prime regole del pattinaggio artistico o di figura. Lo sport si diffuse in America settentrionale e in Europa raggiungendo una gran popolarità, come mostra l’immagine sopra queste righe, nella quale vari gruppi di persone pattinano sul ghiaccio al Central Park nel 1893.
Foto: IOC |
Sport invernali, giochi estivi
Fino al 1924 tutti gli sport
considerati invernali avevano avuto un piccolo spazio riservato durante i
giochi estivi. Nel 1908 il pattinaggio artistico fu introdotto come
disciplina olimpica nell’edizione londinese e, dopo essere stato
eliminato dal programma nel 1912, rientrò nella competizione nel 1920 –
dopo la parentesi della Prima guerra mondiale – ad Anversa, dove fu
aggiunta anche la gara di hockey su ghiaccio.
L’immagine mostra una coppia di concorrenti ad Anversa 1920.
Foto: Pubblico dominio |
Il primo campione
Il primo campione olimpico della
storia dei giochi invernali fu il nordamericano Charles Jewtraw,
vincitore della medaglia d’oro nella prova dei cinquecento metri di
pattinaggio di velocità su ghiaccio. Jewtraw non era considerato un
favorito, ma sorprese tuti fermando il cronometro a 44’00 secondi.
In questa immagine, Jewtraw si prepara a partire in una prova di cento
iarde (novantuno metri) nel 1921, dove ottenne il record nazionale.
Foto: Pubblico dominio |
Il pattinatore più veloce
Il gran favorito di questa prova,
Clas Thunberg, ottenne soltanto il terzo posto. Ma il campione
finlandese fu compensato di questa sconfitta grazie agli ori vinti nei
millecinquecento e cinquemila metri e nella combinata nordica, oltre
all’argento dei dieci chilometri. Quattro anni dopo, a Saint Moritz,
ripeté l’oro nei millecinquecento metri, a cui aggiunse quello dei
cinquecento. Il suo record di cinque ori non è stato ancora superato.
Uomo di carattere deciso, Thumberg non ampliò il proprio palmarès
olimpico perché nel 1932 rifiutò di partecipare, contrariato dal sistema
di competizione ideato per Lake Placid.
In questa fotografia appare sulla destra, in una gara del 1923.
Foto: Sports photo / Cordon Press |
Lo sport re della neve
Durante la settimana internazionale
degli sport invernali di Chamonix del 1924 lo sci ebbe un ruolo di primo
piano, anche se unicamente nella disciplina dello sci di fondo; lo sci
alpino (discesa, slalom eccetera) sarebbe stato introdotto solo nei
giochi del 1936.
L’immagine sopra queste righe mostra il norvegese Thorlieh Haug, grande
esperto della specialità, intento nella gara dei diciotto chilometri,
della quale fu dichiarato vincitore, come anche della prova di cinquanta
chilometri e della combinata.
Foto: Presse Sports / Cordon Press |
Sci… militare
Sempre della Norvegia era originaria
la pattuglia militare, altra competizione svoltasi nel 1924. Squadre
composte da quattro sciatori dovevano percorrere venticinque chilometri e
quindi cimentarsi nel tiro al bersaglio, migliorando di trenta secondi
il tempo della propria squadra con ogni colpo andato a segno.
Nell’immagine, Antoine Julen seguito da Alphonse Julen e da Alfred
Aufdenblatten, della squadra svizzera, vincitrice della prova.
Foto: Lux-in-Fine / Bridgeman / ACI |
Una gara... sportiva
Nel 1928 la disciplina divenne uno
sport dimostrativo, e nel 1960 entrò definitivamente a far parte dei
giochi con alcune modifiche sotto il nome di biathlon.
Nella fotografia, due concorrenti – quello a destra, della squadra francese, terza classificata – si salutano.
Foto: Alamy / ACI |
Salti, una prova spettacolare
La prima competizione di salto con
gli sci – uno sport originario dei Paesi nordici – ebbe luogo a Oslo nel
1879. Negli anni seguenti la disciplina si diffuse nei Paesi
dell’Europa centrale e negli Stati Uniti. La spettacolarità di questa
prova fece sì che nel 1924 le venisse riservato l’ultimo giorno dei
giochi di Chamonix. La competizione si svolse su una pista di quasi
ottanta metri di lunghezza appositamente costruita e vi parteciparono
ventisette saltatori provenienti da nove Paesi.
La fotografia mostra il salto del norvegese Narve Bonna, che gli valse la medaglia d’argento.
Foto: IOC |
Non vinse il salto più lungo?
Il salto più lungo (cinquanta metri) fu realizzato da Anders Haugen, un atleta statunitense, ma grazie al miglior punteggio di stile la gara fu vinta dal norvegese Jacob Thams, il cui salto è mostrato sopra queste righe. Haugen fu relegato al quarto posto, dietro i norvegesi Thams, Bonna e il pluripremiato sciatore di fondo Thorleif Haug. Sorse qualche dubbio sui punteggi dei giudici, ma non ci furono proteste e Haugen rimase fuori dal podio. Fu solo cinquant’anni dopo che l’errore di punteggio attribuito a Haug fu confermato. Da allora, lo statunitense figura nel palmarès come terzo classificato. La figlia di Haug viaggiò fino in Colorado per consegnargli la medaglia aggiudicata al padre per errore.
Foto: Pubblico dominio |
Lo sport nazionale canadese
Originario del Canada, i suoi abitanti hanno sempre considerato l’hockey su ghiaccio uno sport proprio. La loro squadra nazionale è quella con più vittorie olimpiche. Fu la prima vincitrice ai giochi del 1920 e ripetè il titolo nel 1924. Tanto ad Anversa come a Chamonix a rappresentare il Canada non fu una selezione di giocatori del Paese, come avviene ora, ma la squadra vincitrice del campionato nazionale per dilettanti. Nel 1924 tale onore ricadde sui Toronto Granites, qui in posa prima dell’inizio della gara. La loro più grande star, Harry Watson, è il quarto da sinistra.
Foto: IOC |
Un ciclone inarrestabile
Guidati dalla loro star “Alce” Watson, i Granites si dimostrarono imprendibili. Alle eliminatorie inflissero trenta goal alla Cecoslovacchia, ventidue alla Svezia e trentatré alla Svizzera senza incassarne nessuno. Col procedere del torneo, questo festival di goal attrasse folle via via più grandi, come nella partita delle semifinali contro la Gran Bretagna – mostrata in fotografia – in cui vinsero per diciannove a due. La finale contro gli Stati Uniti fu saldata con un “modesto” sei a uno, grazie al quale si portarono in Canada la medaglia d’oro.
Foto: TT News Agency / Album |
L’unica prova femminile
Il pattinaggio artistico su ghiaccio fu l’unica categoria in cui gareggiarono le donne a Chamonix, tredici in totale. La competizione consisteva in una prova di figure obbligatorie e in un programma libero accompagnato dalla musica. La vincitrice fu la ventiduenne austriaca Herma Planck-Szabo, che avrebbe dominato la scena per tutti gli anni venti, ed è ricordata per essere stata la prima donna a gareggiare con una gonna lunga fino al ginocchio invece che con quella tradizionale alla caviglia. Il secondo posto andò alla ventiquattrenne statunitense Beatrice Loughran, visibile in fotografia.
Foto: IOC |
Una stella in erba
Planck-Szabo e Loughran dovettero condividere le luci della ribalta con una delle rivelazioni dei giochi, Sonja Henie. Campionessa norvegese di pattinaggio, aveva appena undici anni e fu la partecipante più giovane dell’evento. Durante la routine di pattinaggio libero si avvicinò più volte a bordo pista per chiedere al suo allenatore quale dovesse essere il prossimo passo: su otto partecipanti arrivò ultima. Ma nelle tre edizioni olimpiche successive vinse l’oro nella gara individuale femminile e aggiunse al suo palmarès dieci titoli mondiali consecutivi.
Foto: 20th Century Fox Licensing Merchandising / Everett Collection / Cordon Press |
La creatrice del pattinaggio moderno
Il successo di Henie andò oltre lo
sport: gareggiava con pattini innovativi, rese di moda l’uso dei pattini
bianchi e fu la prima a utilizzare movimenti di danza nei suoi
spettacoli. Dopo i giochi del 1936 si trasferì in California per
cominciare una carriera nel mondo del cinema, dove fu protagonista di
dodici pellicole per gli studi della 20th Century Fox.
La fotografia in alto è tratta dal musical Wintertime, del 1943.
Foto: Associated Press |
Presente e futuro
Sonja Henie posa in questa fotografia con Gillis Grafström, campione olimpico imbattuto: aveva ottenuto l’oro nella prova individuale maschile di Anversa e a Chamonix confermò l’alloro. Quattro anni più tardi, a Saint Moritz, sarebbe arrivato di nuovo al primo posto, diventando l’unico pattinatore artistico maschile ad aver vinto tre medaglie d’oro olimpiche individuali. Fu detronizzato soltanto a Lake Placid, nel 1932.
Foto: Pubblico dominio |
Le piroette dell’architetto
Oltre che per il suo spettacolare palmarès, Grafström è ricordato per aver inventato varie figure, in particolare le trottole change sit e flying sit. Laureato in architettura nel 1918, esercitò la professione fino al 1938, quando morì all’età di quarantaquattro anni.
Foto: IOC |
Discese vertiginose
La prova di bob si svolse sulla pista
di Pélerins all’inizio di febbraio e, come il resto delle gare,
attrasse una folla ampia e rumorosa, ansiosa di vedere i concorrenti
precipitarsi a velocità vertiginose lungo la discesa con i loro
rudimentali attrezzi. Alla fine la squadra vincitrice fu quella
svizzera.
In altro, la squadra statunitense posa con la sua slitta.
Foto: Spaarnestad Photo / Bridgeman / ACI |
Sport minori
Nel programma dei giochi olimpici invernali del 1924 il curling, un gioco simile alle bocce che ebbe origine in Scozia nel XVI secolo, fu uno sport minore. Alla competizione parteciparono solo tre squadre: Regno Unito (in fotografia), Svezia e Francia. I campioni indiscussi furono i britannici, che vinsero le loro due partite 46-4 e 38-7. In seguito questa disciplina scomparve dal programma fino alla sua reintroduzione nel 1988.
Foto: Tairraz / Cordon Press |
Uno sport singolare
Lo skijöring, o “guida con gli sci”, è una disciplina in cui lo sciatore è trainato da un animale, di solito un cane o un cavallo. Questa curiosa competizione fu introdotta come sport dimostrativo a Chamonix e quattro anni dopo anche a Saint Moritz. In entrambe le occasioni l’animale da tiro fu il cavallo.
Foto: Tairraz / Cordon Press |
Tecnologia avanzata
Nei giochi di Chamonix fu usato uno dei primi veicoli fuoristrada della storia. I Citroën-Kegresse K1 semicingolati, come quello che appare in fotografia, furono usati per gli spostamenti di atleti e membri dell’organizzazione, per preparare i campi e le piste e perfino per trascinare i bob ai punti di partenza e di arrivo.
Foto: IOC |
Un successo clamoroso
Il 5 febbraio, al termine delle prove, si tenne la cerimonia di chiusura, con la consegna delle medaglie e un discorso di Pierre de Coubertin, presidente del comitato olimpico internazionale. L’evento fu considerato un successo, e così l’anno successivo la settimana internazionale degli sport invernali – così si era chiamato l’evento di Chamonix – fu dichiarata la prima edizione dei giochi olimpici invernali.
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