Quella che cominciò l’8 marzo del 1937, fu una delle principali battaglie della guerra civile spagnola e probabilmente la più propagandata della storia del conflitto. A fronteggiarsi da una parte le forze della Seconda Repubblica Spagnola e delle brigate internazionali, contrapposti ai nazionalisti di Francisco Franco della Divisìon Soria, affiancati al Corpo Truppe Volontarie (CTV).
Saranno proprio le truppe italiane inviate da Mussolini a sostenere il peso principale dello scontro, ma inquadriamo brevemente la battaglia. Dopo il fallimento della terza offensiva contro Madrid, il generale Francisco Franco decise di lanciarne una quarta allo scopo di chiudere la morsa sulla capitale. Le forze nazionaliste spagnole, reduci dalla battaglia del fiume Jarama, erano troppo stanche per proseguire le operazioni; perciò si decise di affidare l’offensiva alle forze italiane.
Queste truppe erano reduci dalla presa di Malaga e si ritenne che esse avrebbero potuto avere facilmente la meglio sui repubblicani, molto indeboliti dopo la battaglia sul Jarama. Mussolini, che avrebbe preferito un’azione contro i porti mediterranei, volta a isolare la Repubblica dalle sue basi d’approvvigionamento, approvò comunque il piano e affidò l’operazione al suo corpo di spedizione, al comando del generale Mario Roatta.
In pratica per l’operazione venne schierato l’intero corpo che comprendeva tre divisioni di camicie nere , la 1ª Divisione CC.NN. “Dio lo Vuole”, la 2ª Divisione CC.NN. “Fiamme e la 3ª Divisione CC.NN. “Penne Nere” e una divisione di volontari del Regio Esercito la 4ª Divisione fanteria “Littorio”. Un totale di circa 35.000 soldati, 222 cannoni, 108 carri leggeri CV33 e CV35, 32 autoblindo, 3.685 automezzi e 60 caccia Fiat C.R.32.
Il piano elaborato dal comando italiano, prevedeva che le nostre forze avrebbero dovuto circondare Madrid da nord-ovest e dopo essersi riunite con i nazionalisti partiti dal fiume Jarama presso Alcalà, completare l’accerchiamento della capitale. Alle nostre truppe venne affidato l’attacco principale, mentre la divisione spagnola “Soria” doveva coprire l’ala destra dello schieramento. L’attacco si sarebbe dovuto sviluppare su un fronte di 25 km nella zona del passo di Guadalajara – Alcalá de Henares. Al centro della Nuova Castiglia, Guadalajara è il punto di convergenza di importanti strade che dal nord e dal Mediterraneo si dirigono verso Madrid, distante soli 58 chilometri.
Molto più ridotte almeno inizialmente le forze repubblicane: la 12ª divisione dell’Esercito Popolare Repubblicano e le Brigate internazionali per un totale di circa 20.000 uomini 45 cannoni, 70 carri armati leggeri T-26 e Renault e 120 aerei. Ad ogni modo essi poterono rapidamente triplicare il numero degli effettivi, facendo affluire dal fronte dello Jarama e dalla capitale due divisioni e una brigata carri armati. Alla fine della battaglia risultarono schierati 52 battaglioni per un totale di soldati tra i 30.000 e i 35.000 uomini. Il giorno 8 marzo 1937 Roatta dà l’ordine di lanciare l’offensiva: la colonna del CTV avanza su Madrid, nel tentativo di accerchiare la capitale e costringere i repubblicani alla resa.
Al centro della Nuova Castiglia, la città di Guadalajara è il punto di convergenza di importanti strade che dal nord e dal Mediterraneo si dirigono verso Madrid, distante 58 chilometri. Proprio la particolare posizione strategica di Guadalajara rese questo territorio il luogo della famosa battaglia durante la guerra civile spagnola tra l'8 e il 25 marzo 1937. Oltre alle forze governative parteciparono allo scontro le brigate internazionali nelle quali militavano numerosi antifascisti italiani. Dalla parte dei nazionalisti combatté il Corpo truppe volontarie italiane. La battaglia si concluse con il successo dei repubblicani e degli antifascisti che rinviò di molti mesi l'ingresso dei nazionalisti in Madrid.
Cronologia della Battaglia
8 marzo
I fascisti italiani, euforici per la conquista di Malaga, attaccano le posizioni conquistate dai repubblicani nei primi giorni dell'anno nell'Alcarria. E' l'ennesimo tentativo di isolare Madrid, questa volta da nord lungo la direttrice Guadalajara-Alcalà de Henares. Il CTV agli ordini del generale Roatta conta 50.000 uomini, appoggiati da 250 carri armati, 230 pezzi di artiglieria mobile, una compagnia di carri lanciafiamme, 50 aerei da caccia e 12 ricognitori e un parco di oltre 4.000 automezzi di ogni tipo. Lo affianca una divisione spagnola forte di 20.000 soldati.A fronteggiare questa possente massa di manovra vi sono 6/7.000 miliziani del Levante di cui la metà in linea, armati di fucili e poche mitragliatrici. Si trovano nella zona per addestramento dei carri armati sovietici. Alle 7, dopo un intenso fuoco di artiglieria, gli italiani avanzano e travolgono le difese repubblicane. Il generale Roatta proclama: "Domani saremo a Guadalajara, dopodomani ad Alcalà de Henares e tra tre giorni a Madrid".
9 marzo
I miliziani si riorganizzano e facendo saltare diversi ponti tentano di rallentare l'avanzata nemica per consentire l'arrivo di rinforzi. I fascisti avanzano con difficoltà sotto una pioggia insistente che però non impedisce agli aerei repubblicani di attaccare le colonne nemiche lungo la strada di Francia. Verso sera arrivano in linea l'XI e la XII B.I. e l'11^ divisione di Lister.
10 marzo
I fascisti, occupata Brihuega, proseguono fino al fiume Tajuña: sono a 26 chilometri da Guadalajara. L'azione combinata di carri armati e aerei lealisti infligge gravi perdite agli attaccanti e mentre la Brigata Garibaldi degli antifascisti italiani prende contatto con il nemico, il battaglione Thaelmann perde la posizione strategica del Palacio de Ibarra.
11 marzo
I fascisti, sotto la neve, tentano di rompere le linee repubblicane lungo la strada d'Aragona, mentre il battaglione "Commune de Paris", dopo gravi perdite, è costretto a ripiegare scoprendo il fianco dei garibaldini. Questi devono arretrare fino al km. 78.500, ultima linea di difesa di Guadalajara. L'aviazione repubblicana si è assicurata il dominio dei cieli e bombarda incessantemente il nemico.
12 marzo
Fallisce un nuovo attacco lungo la strada di Brihuega. Lister, con un violento contrattacco, annienta la 3^ divisione "Penne Nere" del generale Nuvoloni. L'iniziativa passa ai repubblicani. I garibaldini utilizzano l'"Altovoz del Frente" per fare opera di propaganda verso i soldati italiani ormai stremati da quattro giorni di scontri.
13 marzo
Il comando repubblicano ordina il contrattacco generale lungo il fronte di Trijueque. I legionari fascisti dapprima resistono ma per l'intervento dei carri armati, che rompono le loro linee di difesa in più punti, volgono in fuga. E' una rotta disordinata; viene abbandonato molto materiale bellico e molti sono fatti prigionieri.
14 marzo
La XII B.I. riceve l'ordine di riconquistare il Palacio de Ibarra, posizione fortificata dai fascisti da dove una postazione di artiglieria spara in continuazione sulle truppe repubblicane. Per l'attacco frontale viene scelto il battaglione Garibaldi, mentre compagnie dell'"André Marty" e del "Dombrowski" lo sostengono ai lati. Dapprima i garibaldini si portano sotto il muro di cinta costringendo i legionari a ritirarsi all'interno. Respingono quindi un tentativo di rompere l'accerchiamento; poi, attraverso una breccia nel muro, penetrano nel complesso e ingaggiano una violenta lotta corpo a corpo. Alla fine i fascisti, circondati e senza via di fuga, si arrendono. Sono contati 262 prigionieri; consistente è il bottino di materiale bellico: trattori per artiglieria, tre cannoni, sei autocarri, mitragliatrici, motociclette, viveri e indumenti.
15 marzo
I repubblicani riconquistano Trijueque. I fascisti sostituiscono le loro truppe di linea, ormai sbandate e stremate, con due unità fresche, mentre Roatta chiede a Franco l'autorizzazione a sospendere i combattimenti e a porsi sulla difensiva per far riposare le truppe e riorganizzarle.
16 marzo
Giorno di tregua. Anche i repubblicani sono stanchi. Solo la loro aviazione non conosce pause continuando a martellare il nemico.
18 marzo
L'azione combinata di aerei, carri armati e artiglieria repubblicana getta il panico tra le fila fasciste. La XII B.I. riconquista Brihuega. Le divisioni fasciste appena arrivate in linea, già demoralizzate alla vista della ritirata disordinata dei loro camerati, sono a loro volta travolte e costrette alla fuga. Sono fatti 200 prigionieri e viene catturato moltissimo materiale bellico di ogni tipo.
19 marzo
Enciclica papale di Pio XI "Divini Redemptoris": "Anche là, nella nostra carissima Spagna, il flagello comunista si è scatenato purtroppo con violenza furibonda".
20 marzo
I repubblicani riprendono la controffensiva ma con scarsi risultati. Mancano riserve per sostituire uomini stremati da tanti giorni di scontri.
24 marzo
Un'unità di Lister raggiunge il km. 97 della strada di Francia, praticamente da dove erano partiti i fascisti l'8 marzo. I legionari sono rilevati da una brigata di navarresi; negli scontri hanno perso 1.500 uomini, 1.200 i prigionieri. La battaglia di Guadalajara è finita. Sarà ricordata come la "prima sconfitta del fascismo".
Cronologia tratta da "Il viaggio della memoria - Testimonianze, storia e letteratura della guerra di Spagna 1936-1939"
Nessun commento:
Posta un commento