Nell’antico Egitto le rondini erano associate all’Immortalità.
In Egitto una leggenda narra che la dea Iside di notte si trasformava in rondine e volava intorno al sarcofago di Osiride, lamentandosi con grida di pianto fino al ritorno del sole.
Nella tradizione dell’antica Grecia questo leggiadro uccello era sacro ad Afrodite, in quella babilonese a Ishtar e nella tradizione Cristiana alla Vergine Maria, come segno di Resurrezione. Nel Cristianesimo è anche il simbolo della Resurrezione di Cristo perché la rondine ritorna in primavera, come la Pasqua, e segna il risveglio della natura.
Troviamo un significato analogo nella mitologia celtica, dove la rondine rappresentava la fecondità e i cicli che si alternano in natura.
Che splendida la rondine continuamente impegnata in voli armoniosi, e che in realtà passa ben poco tempo a terra. Pensate che anticamente nelle carceri tatuarsi la rondine sul dorso di entrambe le mani faceva pensare alla libertà, visto che le mani si potevano mettere fuori dalle sbarre della cella. Anche le rondini tatuate sui fianchi sono associate alla libertà. E nei secoli passati pare che i marinai si tatuavano sul petto una rondine che rappresentava il viaggio e la libertà d nostalgia di casa, visto che in primavera la rondine torna sempre nel luogo da cui è partita l’anno prima.
In Giappone la randine è simbolo della buona fortuna, la fedeltà nel matrimonio e la fertilità, ed è l’uccello simbolo dell’Estonia dove rappresenta il cielo blu, la libertà e la felicità eterna.
Per alcuni popoli del Malì, la rondine è simbolo di purezza perché non si posa mai sulla terra, considerata macchiata, impura, sin dall’inizio dei tempi.
Nell’Islam è il simbolo della rinuncia e della buona compagnia ed è chiamata anche “uccello del Paradiso”.
"Senza dubbio, quando le rondini arrivano in primavera, si comportano come orologi” (René Descartes, Lettera al Marchese di Newcastle, 1646)
Cartesio lo aveva già intuito quasi 400 anni fa che alla base dei principi che regolano la migrazione delle rondini non poteva esserci la casualità. Tuttavia, ci hanno sempre insegnato che “una rondine non fa primavera”. Ma è davvero così?Un nuovo studio tutto italiano svela i segreti che si celano dietro a uno dei fenomeni naturali più affascinanti, la migrazione delle rondini, cercando di rispondere a quesiti che molti si sono sempre posti: come fanno questi uccelli a sapere quando è il momento giusto per partire? E come fanno ad azzeccare quando la primavera tarda o anticipa, modulando i tempi della loro partenza così da trovare condizioni di arrivo adeguate?
Puntualità proverbiale
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e frutto di una collaborazione fra il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e il dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università Statale di Milano, ha messo per la prima volta in discussione uno degli assiomi più famosi spiegando, al contrario, che questi uccelli, così come altri migratori, sono dotati di un misterioso “fiuto” che consente loro di capire quando è il momento giusto per intraprendere la migrazione di ritorno dall’Africa.
Così, dai dati raccolti nell’arco di un secolo su scala europea, è emerso che i singoli individui trascorrono l’inverno a sud del Sahara in luoghi in cui le temperature presenti nel periodo che precede l’inizio della migrazione di risalita sono strettamente correlate con le temperature che le rondini incontreranno al loro arrivo, settimane più tardi, nelle singole regioni d’Europa.
Questo vale sia per le rondini che dall’Africa meridionale migreranno verso l’Europa settentrionale, sia per le quelle che dall’Africa equatoriale raggiungeranno, invece, le aree del sud dell’Europa.
Il fiuto per il meteo
Secondo i ricercatori è possibile che le rondini, durante il loro
periodo di permanenza invernale in Africa, dispongano di informazioni
utili a prevedere le condizioni climatiche che incontreranno nelle loro destinazioni europee.
Questo spiegherebbe perché in annate in cui la primavera tarda ad
arrivare, gli uccelli migratori giungano dopo, evitando così di
incontrare il freddo; al contrario, nel caso di primavere anticipate, le
rondini sarebbero in grado di regolare il proprio arrivo così da
approfittare presto di tutti i vantaggi.
«Ovviamente non è necessario invocare la consapevolezza delle rondini nel compiere queste scelte: è la selezione naturale a premiare gli individui in grado di agire in modo adattativo, anche se queste scelte avvengono senza una consapevole congettura. Quel che è certo è che i cambiamenti climatici, i cui effetti sono diversi sulle temperature nelle diverse regioni del pianeta, potrebbero influenzare la sorprendente sincronia spazio-temporale che emerge dall’analisi dei dati di migrazione della rondine».
Alcune curiosità sulle rondini
"San Benedetto la rondine sotto il tetto”: nella tradizione popolare il primo giorno di primavera, il 21 marzo, segna anche il ritorno di uno degli uccelli più amati e festosi. Ma è proprio così? E quali altre curiosità porta con sé questo acrobata dell’aria?
Dove vanno le rondini in inverno? (E quando tornano indietro?)
In inverno le rondini europee migrano verso il Sud Africa in grossi stormi, percorrendo in cielo circa 11.000 km con un ritmo medio di 322 km al giorno. Viaggiano attraverso la Francia occidentale, attraverso i Pirenei e la Spagna orientale per passare il Mediterraneo a Gibilterra raggiungendo il Marocco. Iniziano quindi un viaggio attraverso il Sahara, attraverso Algeria, Nigeria e Chad, scavalcano l’equatore e arrivano in Congo a novembre. Arrivano in Sud Africa a Natale. Le rondini cominciano il viaggio di ritorno in Europa ai primi di marzo. E infatti non arrivano dalle nostre parti prima di fine aprile, e non per il giorno di San Benedetto.
Le rondini non toccano mai terra?
La risposta è “ni”. In realtà, per quanto raramente, le rondini possono toccare terra e ripartire. Più spesso arrivano a volare radenti il suolo, dove catturano gli insetti che si trovano a poca distanza da terra. Chi non può posarsi mai a terra è il rondone.
Il rondone è il maschio della rondine?
No, non solo si tratta di due specie diverse ma addirittura di due famiglie diverse: la rondine (Hirundo rustica) è un passeriforme, il rondone (Apus apus)
un apodiforme. I due però hanno abitudini alimentari analoghe
(catturano gli insetti in volo) e nidificano in luoghi sopraelevati, dai
tetti degli edifici ai buchi nelle rocce.
A che velocità volano le rondini?
Quando cacciano le rondini di solito volano ad una velocità di circa 30-40 chilometri all’ora, anche se sono in grado di raggiungere velocità comprese tra i 50 e i 65 chilometri orari. Questo grazie a un corpo particolarmente snello, lunghe ali appuntite e un coda biforcuta che permettono anche una grande agilità e una forte resistenza. La forma del corpo infatti consente loro di risparmiare circa il 50-75% di fatica rispetto a uccelli della stessa famiglia.
Ma il vero jet è il rondone: è estremamente veloce e può raggiungere in volo dai 160 ai 220 km orari: velocità che sono raggiunte solo dal falco pellegrino.
Se vola in città... non è una rondine
Fedeltà e senso di orientamento
Come mai le rondini arrivano a primavera? All’inizio di questa stagione, le rondini lasciano le aree di svernamento nell’emisfero meridionale, dove si erano dirette intorno alla fine di settembre con i primi freddi, per raggiungere i territori di nidificazione nell’emisfero settentrionale.
Sono uccelli fedeli. Il volo è lungo e gli ostacoli da superare sono molti, il deserto del Sahara e il Mar Mediterraneo per fare degli esempi, ma alla fine le rondini tendono a tornare nel nido che hanno lasciato qualche mese prima, che però, purtroppo, non sempre ritrovano.
Tale aspetto vale anche per balestrucci (ordine Passeriformi) e rondoni (ordine Apodiformi) che condividono con le rondini le stesse abitudini di vita. Le specie sono accomunate dall’aspetto migratorio, dall’alimentazione e dalla particolare tecnica di caccia, spiega la Lipu.
Specie utili, perché?
L’Interesse per detti organismi risiede anche nei benefici collegati alla loro dieta. Queste specie, infatti, offrono un sensibile contributo alla riduzione di insetti quali zanzare e mosche, che cacciano rincorrendole in volo e tenendo il becco spalancato. Diversi studi scientifici riportano quantità di circa 6.000 insetti/giorno per coppia nella stagione riproduttiva, per complessivi 150.000 insetti catturati fino al termine di ogni covata.
Una città di medie dimensioni, come ad esempio l’area urbana di Rende e Cosenza, stimano gli esperti, può ospitare una popolazione di circa 10.000 individui tra rondini, rondoni e balestrucci, i quali, nei 4-5 mesi di presenza sul territorio, arrivano a mangiare ben 63 tonnellate di mosche e zanzare.
Rondini, rondoni e balestrucci stanno scomparendo
L’ambiente sta mutando rapidamente e queste specie sono in declino, sostiene ancora la Lipu. Come mai? Un’agricoltura sempre più intensiva, inquinata e meno tradizionale crea difficoltà per la vita della rondine. Cambiamenti climatici, desertificazione, perdita di biodiversità, uso di pesticidi sono tra i principali pericoli per questi uccelli migratori.
A dare un contributo negativo, poi, anche la mano dell’uomo con modificazioni urbanistiche e distruzione dei nidi. I proprietari di case e condomini di palazzi, infatti, intervengono spesso rompendo i nidi di queste specie, il più delle volte a causa di deiezioni che sporcano l’area sottostante al punto di nidificazione. Un aspetto, che, suggerisce la Lipu, può essere risolto installando una tavoletta poco al di sotto del nido stesso.
È frequente, per di più, che a causa di esigenze abitative ed estetiche vengano eliminati molti dei siti di nidificazione di balestrucci e rondoni, maggiormente legati agli ambienti urbani rispetto alle rondini. Stragi di uova e nidiacei, inoltre, si compiono quando singoli nidi o intere colonie vengono distrutti in seguito a rifacimenti delle facciate di case e palazzi e a ristrutturazioni dei sottotetti durante il periodo di nidificazione.
La redazione
Bibliografia
Rivista Natura
Agorà
QC
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