sabato 19 marzo 2022

Matilde di Canossa, una vita per la diplomazia

La storia si ripete e mai come oggi questo iconico personaggio si adatterebbe alla situazione  internazionale che stiamo vivendo, tra misteri, veleni, verità non dette, propaganda e fantastiche bugie si saprebbe muovere a suo agio per raggiungere ed ottenere la Pace. Ma chi potrebbe essere la Matilde di oggi?

Nemo

La storia

Nella seconda metà dell'XI secolo la duchessa Matilde di Canossa svolse un ruolo chiave nella lotta fra impero e papato; passata alla storia per aver fatto da mediatrice in una delle fasi più aspre della lotta per le investiture, è una figura affascinante e a tratti sfuggente. Se la fedeltà al papato, l'acume e le doti diplomatiche grazie alle quali riuscì a sanare una gravissima crisi politica sono incontestabili, la propaganda dei sostenitori e quella dei detrattori a lei contemporanei ci restituiscono di lei un'immagine sfocata e contraddittoria. 
 
Duchessa di Canossa

Matilde nacque fra il 1045 e il 1046 nel nord Italia, presumibilmente a Mantova. Il padre, Bonifacio di Canossa, marchese di Toscana, aveva sposato in seconde nozze Beatrice di Lorena, imparentata con l'aristocrazia imperiale tedesca. Ancora bambina perse il padre, ucciso durante una battuta di caccia, e poco dopo anche il fratello e la sorella morirono in circostanze poco chiare. Qualche anno dopo la madre si risposò con Goffredo il Barbuto, duca della bassa Lotaringia. Il matrimonio non piacque all'imperatore Enrico III poiché l'unione dei casati di Canossa e Lotaringia dava troppo potere ai due vassalli. Per questo Enrico fece arrestare Beatrice e sua figlia, Matilde, mentre Goffredo riuscì a fuggire in tempo. La liberazione delle donne avvenne nel 1056, alla morte dell'imperatore.
 
A questo punto, le cronache sono lacunose. Probabilmente dopo un passaggio in Toscana Matilde trascorse diversi anni con la famiglia in Lorena. Prima della morte del patrigno Goffredo, avvenuta nel 1069, Matilde venne fatta sposare con il figlio di lui, il fratellastro Goffredo il Gobbo. Fu un matrimonio infelice: si ritrovò sola, in un ambiente ostile, senza la madre che era rietrata in Italia e con un marito per cui non provava alcun trasporto. Inoltre perse una figlia subito dopo il parto. All'ennesimo screzio, Matilde abbandonò il marito e raggiunse la madre (un'attestazione delle cronache risale al gennaio del 1072). Da qui i documenti ne confermano a più riprese la presenza in diverse zone dei suoi domini dell'Italia centro-settentrionale, talvolta sola, altre con la madre o con il marito, che pure l'aveva raggiunta sperando di ricomporre le divergenze.

Matilde e Gregorio

Il 22 aprile del 1073 salì al soglio pontificio Ildebrando di Soana (o Sovana) col nome di Gregorio VII. Questi contattò da subito alcuni signori per stringere alleanze che lo sostenessero nella lotta per le investiture: da tempo infatti gli imperatori avrebbero voluto imporre la propria decisione sull'elezione dei vescovi, prerogativa che i papi rifiutavano. Gregorio scrisse dunque anche a Goffredo, a Beatrice e alla stessa Matilde. Su richiesta di Goffredo, il papa cercò fra l'altro di ricondurre Matilde a più miti consigli esortandola alla pazienza coniugale, ma lei non ne volle sapere di tornare dal marito. In compenso, si dimostrò un'abile mediatrice, sanando alcune tensioni verificatesi fra il pontefice e certi vescovi dei propri territori. Il suo ruolo si dimostrò via via sempre più fondamentale per il papa nel conflitto che lo opponeva all'imperatore, Enrico IV, eletto anch'esso nello stesso periodo.

Gregorio nel frattempo aveva interrotto i rapporti con Goffredo, reo di aver partecipato al concilio di Worms (gennaio 1076) e di aver votato per la sua deposizione, caldeggiata dall'imperatore. Iniziarono in quel periodo a circolare alcuni pettegolezzi su una presunta relazione fra Matilde e Gregorio. Non solo: un mese dopo, a febbraio, Goffredo venne ucciso. Le voci additarono la duchessa come mandante: le operazioni per screditarla crescevano di pari passo con l'aumentare della sua influenza.
 

L'umiliazione di Canossa


Gli eventi precipitarono. A fine di febbraio 1076 il papa scomunicò l'imperatore. Matilde venne dunque a trovarsi in una posizione piuttosto delicata: la duchessa non era infatti solo un'ardente sostenitrice della Chiesa, ma anche vassalla e cugina dell'imperatore. Per questo decise d'intervenire per placare la situazione. La scomunica, infatti, era un atto di una gravità inaudita, in quanto condannava chi la riceveva all'esclusione totale dalla società. Nel caso di un capo di stato, la situazione era ancora più grave in quanto lo privava di ogni autorità, creando così una crisi politica di portata internazionale.

Nei mesi che seguirono Matilde entrò in possesso di un'eredità territoriale sconfinata: alla morte del marito, si era aggiunta ad aprile quella della madre, e ora i suoi possedimenti andavano dalla Francia al centro-nord d'Italia. Le sue responsabilità per quanto riguardava il mantenimento di una pace europea erano dunque sempre più gravose.

Quando i principi tedeschi si riunirono a Treviri per discutere di un'eventuale deposizione di Enrico, questi, che fino a quel momento aveva ignorato la scomunica, capì che era tempo di correre ai ripari. Mentre il papa era ospite di Matilde nel castello di Canossa, lei indusse il cugino a fare pubblica ammenda. L'imperatore implorò il perdono del papa per tre giorni e tre notti fuori dal maniero, senza i simboli del potere, scalzo e vestito da umile penitente. Alla fine, grazie alla mediazione della duchessa, la revoca della scomunica arrivò. Quello di Enrico era chiaramente un pentimento di facciata, ma era indispensabile per mantenere gli equilibri politici restando saldo al potere.
 
 

L'imperatore Enrico IV supplica Matilde di Canossa e l'abate di Cluny d'intercedere per lui presso il Papa
 
L'umiliazione di Canossa non era che una tappa della lotta per le investiture, e Matilde continuò nel corso degli anni ad alternare le sue battaglie con l'imperatore e i tentativi di giungere a un equilibrio fra i due schieramenti.

Sostenitori e detrattori

Nel 1089, all'età di quarantatré anni, Matilde sposò il diciassettenne Guelfo il Grosso di Baviera. Si trattava ovviamente di un matrimonio eminentemente politico, e i due non vissero mai insieme. Come prevedibile, anche quest'unione fu molto chiacchierata. Se con i mariti i rapporti erano stati pressoché inesistenti, Matilde era stata comunque accusata dai suoi nemici di essere una donna lussuriosa, che si era concessa a una nutrita schiera di cavalieri. Fra i suoi presunti amanti vennero additati anche il vescovo di Lucca, Anselmo, sua guida spirituale, e come già detto papa Gregorio VII. Non solo. A lei vennero attribuiti almeno due omicidi: quello del primo marito e quello di Corrado, figlio dell'imperatore Enrico IV, avvelenato per mano di Aviano, il medico di corte fedele a Matilde
 
 

 
Fra i sostenitori della duchessa si trova invece il suo biografo, Donizone, che la rappresenta come una donna profondamente pia e devota. A tale proposito, v'è una leggenda: pare che Matilde mirasse al sacerdozio per le donne. Forse per prendere tempo, il papa le promise che le avrebbe concesso di officiare messa se avesse fatto costruire cento chiese. Lei morì a un passo dal traguardo, dopo aver fatto costruire la novantanovesima chiesa. Vero o meno, nel suo testamento lasciò tutti i suoi possedimenti al papa.
 

Bibliografia

Storica 20220319
Martina Tommasi 20220311
Foto: Cordon Press












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